Chiamerai tua mamma per dargli la notizia? “Non ce n’è bisogno, è qui davanti a me”. Barbara Cochran, tra le migliori slalomiste degli anni Settanta, con un oro olimpico ottenuto in slalom a Sapporo al collo assieme a un argento conquistato ai Mondiali della Gardena nel ’70 sempre in slalom, più 3 vittorie tra i pali stretti in Coppa del Mondo, ha un sorriso che parla da solo: “Visto che bravo il mio Ryan? Certo, mi fa penare quando lo vedo in discesa. Forse perché io sono sempre stata terrorizzata dalla velocità. Anche mio papà (Mickey), che ha allenato la squadra, si arrese davantio all’evidenza”. Oggi, a 61 anni, Barbara fa la maestra di sci con la sua scuola “Cochran’s” nel Vermont dove si è laureata in psicologia e infatti, come secondo lavoro, fa la psicologa dello sport. E Ryan? “Ryan è sbocciato proprio quest’anno e sono venuta qui proprio perché so che questo appuntamento può essere determinante per la sua carriera. E non è ancora finita, perché la sua gara è il superG, ma può difendersi anche in gigante. Con lo slalom ancora non sono riuscita a trasmettergli ciò che avevo io, ma non fa nulla, l’importante è che continui a divertirsi, questa è la cosa più importante. E Ryan di questo ne è assolutamente convinto: “Quando ci sono queste piste e queste condizioni lo sci per me è davvero cool! Poi, certo, la soddisfazione dell’oro è immensa, ma non mi sono sorpreso più di tanto, perché fin dalle prove ho trovato subito il giusto feeling con la pista. Non è stato facile – ha proseguito l’americano – perché temevo di sbagliare nel punto chiave della pista, l’atterraggio sul salto, ma l’ho preparato bene e ho preso una traiettoria splendida per affrontare il piano con grande velocità. Parla svelto il quasi ventenne (27 marzo) di Strackboro, cittadina del Vermont, e sembra nervoso perché continua a toccare un braccialettino di gomma giallo. Sopra c’è scritto un nome: Levi. “Sì, è Levi Duclos, un mio amico di 19 anni di New Haven che è deceduto il 9 gennaio scorso durante una scalata. E se posso dire, questa medaglia la dedico a lui”. Ma un’altra dedica è pronta “Se anche in superG riuscirò o a sciare in questo modo tanto da salire sul podio, allora non potrò che dedicare ciò che verrà a mia mamma!”. Barbara è pienamente d’accordo: “Ma intanto siamo già felici così, anche perché metteremo questa medaglia di fianco alla mia assieme al pettorale. Anch’io a Sapporo avevo il numero 1”
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