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Roberto Lorenzi: la strada è quella giusta ma la sfida è tutt’altro che vinta

Roberto Lorenzi: la strada è quella giusta ma la sfida è tutt’altro che vinta. La squadra di slalom femminile sta crescendo ed è un peccato che la stagione sia praticamente finita, almeno quella della Coppa del Mondo. A Sun Valley scenderanno in pista Martina Peterlini e Lara Della Mea, mentre è rimasta fuori per 5 punti Marta Rossetti.  “Sì ma la sfida non è certo finita, anzi, è ancora difficile e complessa, ma ora ci sono solo i presupposti per poter raccogliere i risultati di un lavoro iniziato tre anni fa in virtù della prossima stagione”.

Roberto Lorenzi, 48enne, trentino, per tutti il “Doc”, indossa la divisa della Nazionale dal 2004. I suoi primi anni con la C femminile 2 (stagioni), poi sei anni con la B, quindi la squadra di Coppa Europa, il settore  giovanile, ruolo oggi ricoperto da Paolo Deflorian, per tre stagioni, per poi passare al Gruppo Elite femminile con Rulfi fino ai Giochi di Pyeongchang.

Nel quadriennio successivo, ecco prendere in mano i gigantisti, periodo culminato con la medaglia d’argento di De Aliprandini a Cortina. Nel 2022  accetta di prendere in mano le slalomiste, ereditandole da Devid Salvadori che a sua volta sostituì Matteo Guadagnini. 

Doc, siamo fuori dal tunnel?
La situazione è decisamente cambiata e lo aspettavamo da un po’. Nelle ultime gare abbiamo registrato qualche buon risultato, in realtà un cambio di passo lo avevamo notato fin da inizio stagione. Noi siamo con loro sul campo quasi ogni giorno e vediamo in allenamento cosa va e cosa invece ancora non funziona.

Poi effettivamente ci aspettavamo che questo miglioramento generale ottenesse buoni frutti fin dalle prime gare di Coppa. Invece, a parte qualche manche o tratto di manche. non siamo riusciti a concretizzare se non, appunto, nelle ultime competizioni. Le ragazze hanno seguito in maniere esemplare il percorso indicato e prima o poi qualche risultato doveva per forza venir fuori.

Marta Rossetti e Vera Tschurtschennthaler con l’allenatore Giancarlo Bergamelli

È una questione mentale?
Questa componente sappiamo bene essere fondamentale. Pian piano le ragazze hanno preso consapevolezza del loro potenziale dimostrando una maggiore determinazione. A volte basta poco, se nell’analisi di una gara l’atleta si accorge  che in qualche parziale ha sciato come le migliori è più facile si renda conto  che continuando a lavorare l’obiettivo si può raggiungere.

Come hai trovato la squadra tre anni fa?
Sicuramente prive di quella fiducia necessaria per affrontare l’aspetto agonistico col giusto atteggiamento. Non era tanto un problema tecnico perché quando gli atleti arrivano a un certo livello lo sci lo sanno portare bene. Abbiamo proseguito il percorso tecnico iniziato dagli allenatori precedenti, dunque, senza fare chissà quale rivoluzione. Nessuno inventa l’acqua calda, prendi la Shiffrin e capisci come si deve affrontare lo slalom.


Vera Tschurtschenthaler ad Aare

Ad Aare si è visto proprio un atteggiamento diverso, tutte votate all’attacco!
Questo è arrivato proprio grazie alla loro consapevolezza. Se torniamo ai periodi più difficili questo proprio non si vedeva. La medaglia vinta nel parallelo a squadre ai Mondiali di Saalbach, anche se in una specialità differente, è servita non poco.

Battere una Hector o una Holdener porta grande fiducia, utile per affrontare le gare col giusto atteggiamento. Il perfezionamento tecnico certamente aiuta ma senza quella presa di coscienza i risultati non arrivano.

È questo che ha contribuito agli ultimi buoni risultati di Marta Rossetti?
Non è facile comprendere fino cosa riesca a sbloccare un’atleta in difficoltà. Noi abbiamo lavorato per ottimizzare la sua tecnica e creare la massima velocità. Poi, quando ci si presenta al cancelletto di partenza subentrano fattori personali. Ci sono momenti in cui fai fatica a leggere il percorso. Marta parte quasi sempre molto bene, abile a entrare nel ritmo e nella gestione dell’azione. I problemi si configurano quando subentra un piccolo errore o quando esce leggermente dal ritmo.

In molti casi, non sempre ha la giusta lucidità per reagire e correggere l’azione senza interrompere la velocità. Niente di irrimediabile, stiamo lavorando tantissimo proprio su questo aspetto. Di una cosa sono certo, Marta non è quell’atleta che vede il traguardo e si accontenta di superarlo. È un’attaccante nata, deve solo abituarsi a trovare con rapidità la soluzione migliore quando si trova di fronte a un imprevisto. Ad Aare questo non è successo e guarda che manche che ha tirato giù!

Nella 2a manche di Aare Lara Della Mea sembrava indiavolata ma forse faceva troppa curva…
Lara non ha le leve così lunghe e spesso si “accorcia” un po’. Col baricentro basso e con questa curva a risalire non si crea la migliore velocità, soprattutto nei tracciati filanti e poco ripidi.

Questo si nota di meno quando la velocità è data dal tipo di neve o dallo stesso tracciato. Fisicamente Lara è molto potente ma questa stagione non è quasi mai stata bene fisicamente. Soprattutto nel periodo autunnale si è allenata poco. Faticava anche a recuperare tra una manche e l’altra. Ha iniziato a stare meglio a gennaio. Quando è in piena forma, secondo me, può raccogliere molto di più anche in gigante.

Sono arrivati anche i primi punti per Emilia Mondinelli…
Emilia ha iniziato a sciare i primi di novembre per via dell’infortunio patito nell’aprile scorso. Per questo l’abbiamo portata in gara solo quando era pronta. Sarebbe stato unitile buttarla allo sbaraglio anche solo nelle gare Fis per prendersi magari delle sonore batoste deleterie per il morale. Il risultato di Aare pe noi è una sorpresa.

Ci eravamo accorti che stava crescendo giorno dopo giorno, ma domenica, nella prima manche, si è davvero superata, per tenacia e carattere. Voleva far vedere di esserci e c’è riuscita. Con lei c’è da lavorare ancora parecchio tecnicamente ma ha solo 20 anni e il potenziale è evidente. È una delle notizie più belle della stagione perché abbiamo proprio bisogno di giovani.

Una è addirittura giovanissima…
Giorgia Collomb a inizio stagione ha avuto una crescita fuori dal comune in entrambe le specialità. Nelle gare di novembre e dicembre ci ha sorpreso la sua sciata già così matura.

Poi c’è stato un po’ di calo tecnico, fisico e mentale. Questo si verifica spesso quando si è ancora molto giovani ma dopo i primi buoni risultati inizi a sentire il peso della pressione. Una cosa è fare una gara quando bene o male, attacchi al massimo perché non hai niente da perdere. Quando, invece, ti si presenta davanti agli occhi la parola “devo” le cose cambiano.

Per questo abbiamo rallentato un pochino il ritmo perché forse la sua stagione è stata un po’ troppo accelerata. Intanto ai Mondiali Junior ha vinto l’oro in gigante per cui andrà alle finali, ma sarà importante vederla ai nostri campionati nazionali e a qualche altra competizione dove potrà sciare un po’ più libera di testa.

Parte dell’opinione pubblica la paragona a Lara Colturi.
Normale sia così, stesso anno e medesimo iter giovanile. Poi Lara ha scelto una strada completamente diversa. Un percorso sicuramente accelerato ed è incredibile come sia stata altrettanto veloce la sua ascesa dopo l’infortunio del febbraio 2023. Hanno saltato i normali step prendendosi anche dei rischi, ma credo che tutto sia stato fatto con grande precisione, e grande valutazione anche dei più piccoli particolari. Dunque, quello che finora Lara ha conquistato è pienamente meritato.

Lucrezia Lorenzi, atleta del Gruppo Sportivo Esercito

Eppure, qualcuno è critico verso un percorso del genere
Io questo non lo so, ma di certo sono convinto che una Federazione come la nostra, non possa utilizzarlo. Significherebbe ogni stagione selezionare i migliori 4/5 sedicenni e dedicare a ciascuno di loro un team privato. Oltre ad essere una strada impraticabile, la Federazione trasmetterebbe, su larga scala, un segnale negativo al settore giovanile. A quei livelli lo sport non deve essere solo professionismo. Il sistema si deve appoggiare anche sui numeri e non solo su pochi talenti. Nell’alto livello poi si possono aprire scenari differenti, ma questa è una partita differente.

Immagino ti confronterai spesso con Paolo Delforian, ci sono in arrivo altre giovani interessanti?
Il colloquio è quotidiano o quasi perché il pensiero non è mai nel medio termine ma sempre votato al futuro. E il percorso delle giovani atlete si costruisce molto prima di arrivare  in Coppa del Mondo. È indubbio che negli ultimi anni ci sia stato poco ricambio, dunque è sicuramente mancato qualcosa. Nelle discipline tecniche comunque sia Giorgia che Emilia offrono buone garanzie per il domani. E non dimentichiamo Beatrice Sola, classe 2003 che purtroppo ha saltato la stagione per infortunio. Tre atlete sonno poche? Probabilmente sì, ma sono sempre di più rispetto a un paio di anni fa.

Hai fatto debuttare anche Alice Pazzaglia (2002), lei è già pronta?
Questo lo vedremo ma c’è da dire che la Coppa Europa è cambiata negli ultimi anni. È necessario passarci, ma non si può più ritenere la palestra ideale per prepararsi al passaggio successivo.

Alice Pazzaglia ha debuttato a Sestriere

Un tempo quando ti classificavi nelle prime tre nel circuito continentale era abbastanza automatico che da lì a poco avresti avuto successo anche in Coppa del Mondo. Alla prima gara ti ritrovavi nelle prime 30 perché avevi già raggiunto quel livello. Non è più così e mi è difficile trovare una motivazione se non che forse quel livello è calato. Per questo motivo Gianluca Rulfi e Paolo Deflorian hanno deciso di non fossilizzarsi solo sulla Coppa Europa ma di portare, logicamente le più forti, anche in Coppa quando c’era l’occasione. Noi posti liberi ne avevamo per cui sono arrivate le convocazioni (anche di Francesca Carolli, il ritorno di Sophie Mathiou, Alessia Guerinoni – ndr) anche se nella Coppa cadetta non ci sono stati risultati così clamorosi che le giustificassero.


Francesca Carolli ha debuttato a Courchevel. Purtroppo si è infortunata recentemente

Martina Peterlini ha la fascia di capitano?
Io le ragazze le vedo tutte semplicemente colleghe. Capita che sia lei la portavoce ma non fa da chioccia a nessuno. D’altra parte, alla fin fine stiamo parlando di uno sport individuale dove ognuna cerca di essere leader. Diverso è invece lo spirito di squadra. In questo le vedo tutte molto unite.

Anche Marti ha qualche alto e basso…
Tina ha fatto fatica a mettere la marcia in più nella seconda parte della stagione, cosa che però succede di rado in allenamento. Stiamo lavorando perché produca la massima intensità possibile nelle sue prime manche. Si vede più su determinati tipi di neve e pendenze ma credo che sia più un problema mentale che tecnico.

Stai pensando alle Olimpiadi?
I Giochi, per di più in casa, sono un bellissimo obiettivo, ma per il momento rimango concentrato alle ultime della stagione rimanendo di gara in gara. Non posso progettare così a lungo termine.

Tra tutte le sfide che hai affrontato sembra questa la più impegnativa…
Direi una delle più impegnative, ma non la più ardua in assoluto. Gli anni nascondono il pregresso, ma non che sia sato più facile prendere in mano la squadra dei gigantisti quando Saracco andò via. Eravamo nell’occhio del ciclone se ben ricordi. Alla fine, arrivò la medaglia d’argento iridata di Luca… Comunque, quando ho accettato di prendere in mano le slalomiste sapevo a cosa andavo incontro: mancanza di risultati e tante atlete infortunate.  Allo stesso modo sono consapevole che i progressi maturati nell’ultimo periodo non significano aver vinto la sfida, tutt’altro. Non abbiamo ancora atlete nelle quindici e non siamo saliti sul podio, cosa che in Italia sta diventando una specie di ossessione. Lavoriamo tutti al massimo per sfatare questo tabu.

Insomma, sei un esperto di situazioni difficili…
Non credo, diciamo che sono uno dei pochi disposti a occuparsene!

Il Doc…

About the author

Marco Di Marco

Nasce a Milano tre anni addietro il primo numero di Sciare (1 dicembre 1966). A sette anni il padre Massimo (fondatore di Sciare) lo porta a vedere i Campionati Italiani di sci alpino. C’era tutta la Valanga Azzurra. Torna a casa e decide che non c’è niente di più bello dello sci. A 14 anni fa il fattorino per la redazione, a 16 si occupa di una rubrica dedicata agli adesivi, a 19 entra in redazione, a 21 fa lo slalom tra l’attrezzatura e la Coppa del Mondo. Nel 1987 inventa la Guida Tecnica all’Acquisto, nel 1988 la rivista OnBoard di snowboard. Nel 1997 crea il sito www.sciaremag.it, nel 1998 assieme a Giulio Rossi dà vita alla Fis Carving Cup. Dopo 8 Mondiali e 5 Olimpiadi, nel 2001 diventa Direttore della Rivista, ruolo che riveste anche oggi. Il Collegio dei maestri di sci del Veneto lo ha nominato Maestro di Sci ad Honorem (ottobre ’23).

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