Riccardo Allegrini, 20 anni, atleta del Lazio, figlio di determinazione e volontà, è tornato sulla neve dopo l’infortunio dello scorso ottobre! Appartiene a quel gruppo di sciatori nati tra il 99 e il 2001, paragonabili, come bontà, al 2009 per il Barolo. Pizzi, Della Vite, Franzoni, Franzoso, Zazzaro… loro e tanti altri, bravissimi da piccolini e altrettanto da quasi grandi.
In questo gruppo di eccellenza giovanile, Riccardo ha sbattuto due volte il muso. Anzi, il ginocchio. La prima volta, nel dicembre di due anni e mezzo fa, quando in gara a Pfelders gli partì il legamento crociato della gamba destra. La seconda a fine estate 2019 a Ushuaia, ma questa volta il sinistro. Dinamica più o meno uguale. Nel primo caso il recupero da una seduta, in argnetina un’inforcata ma il ginocchio ha girato allo stesso modo
Due infortuni così seri ad appena 20 anni smonterebbero i sogni anche di un visionario patentato. Allegrini, invece nei giorni scorsi ha sparato sul suo profilo instagram una sequenza di slalom da paura!
Infortunio numero 1
Ci hai dato dentro eh, sembri addirittura più forte di prima?
Eh si va be… comunque l’obiettivo era quello
Infortuni dimenticati?
Sono riuscito a mettermeli alle spalle, ma botte così te le ricordi per sempre. Quel tac dentro che risuona…
Infortunio numero 2
Come si ritrova la forza per ricominciare tutto da capo per la seconda volta?
Allora la faccenda è tosta, inutile mentire. Soprattutto l’ultima volta. Vedi la stagione che sta per iniziare, ma tu non puoi andare avanti con lei. Non ho però mai perduto nulla nelle mie motivazioni. Sono così di carattere. Quando inizio a fare una cosa in cui credo la porto avanti fino all’ultimo respiro. Sono partito anche da un concetto molto semplice. Sci o non sci il ginocchio doveva andare a posto. Ci devo vivere e deve tornare perfetto. Dal punto di vista mentale un po’ complicato lo è.
Vedi che gli altri vanno avanti, sciano, si migliorano e tu invece sei fermo. Diciamo che mi sono aggrappato al mio senso della sfida. Sono un tipo molto competitivo. L’obiettivo di raggiungere gli altri dopo aver superato questi ostacoli funziona da reattore! Dai, diciamo che è proprio una bella sfida con me stesso.
Hai fatto due stagioni su quattro, però sei in squadra C
E anche questa è una bella motivazione che vive dentro di me. Sono più o meno al livello dei miei compagni che hanno nelle gambe tre stagioni in più.
Dunque hai rimesso gli sci qui allo Stelvio per la prima volta?
Proprio la prima
Sensazioni?
Molto buone devo dire. Come per la prima volta, se torno sugli sci e non sento dolori, è come se non avessi subito alcuna operazione. E questo va un po’ contro a quello che spesso mi dicevano: vedrai che quando rientri sarà difficile, ti farà un po’ male…
Invece?
Invece niente, nessun dolore. E nessuna paura o timore durante l’azione. E contrariamente a quanto si possa pensare, è evidente che gli incidenti non mi influenzano. Se avessi avvertito qualche risentimento sarei stato molto calmo e avrei evitato alcuni movimenti. Invece, tranquillo!
Qualcosa avrai pur perduto o dovrai ritrovare…
Se vuoi, il timing. Quel tempismo che c’hai nella testa che ti consente di eseguire ogni cosa al meglio. Il come muoversi devi riprenderlo un po’.
Quindi sciare è come andare in bicicletta? Una volta che impari…
Eh sì, magari! Direi assolutamente no. Credo tuttavia che le basi le costruisci da bambino. Poi dipende dopo quanto tempo riprendi a sciare. Se passano anni è chiaro che sarai arrugginito mica poco. Parlando di atleti, se sei bravo e la tecnica è quella giusta non ci metti tanto a tornare!
E chi è allora, il meccanico che ti ha costruito da piccolo?
Sono cresciuto con Andrea Truddaiu, uno degli allenatori della C, nonché referente Fisi del Centro Sud. Scio con lui da quando ho sei anni, figurati un po’! Non ho mai sciato con nessun’altro. Lo considero un fratello più grande.
Come faceva a seguirti quando frequentavi il liceo sportivo a Malles?
Sai, spesso il Livata, in stagione, faceva base a Solda che è vicino alla scuola che frequentavo, per cui…
Avete già disegnato il tuo percorso agonistico dell’inverno?
No, è ancora presto, anche perché con questa situazione di certezze assolute non ce ne sono ancora. Per ora so che mi presenterò alle gare con un bel 10% in più ai miei punteggi, come recita il regolamento Fis in relazione allo status dio infortunato. Poi ti dirò, per ora non ho in mente gare Fis o Coppa Europa.
L’obiettivo mio è quello di sciare bene, forte e veloce. L’ho sempre pensata così. Il resto verrà di conseguenza. Sarà solo questo a spostare il mio cammino che lo staff tecnico valuterà strada facendo.
Non hai praticamente fatto a tempo a vivere l’atmosfera della squadra. Senti ugualmente quel senso di appartenenza?
Guarda, quel periodo che ho fatto da maggio a ottobre, condiviso con gli altri ragazzi, è stato strepitoso. Ci tiravamo l’uno con l’altro, ci aiutavamo sempre e senza egoismi o eccessi di personalità. Poi è chiaro che stiamo parlando di uno sport individuale, ma quello spirito di corpo è sempre stato fortissimo. E così sarà anche quest’anno. I nuovi innesti li conoscevo già, l’aria è la stessa.
Fai più comunella con qualcuno rispetto ad altri?
No, siamo tutti legasti allo stesso modo. I gruppetti non esistono nella maniera più assoluta. Ed è indubbiamente tutto molto bello.
Hai una personalità forte, grinta da vendere, mi ricordi un certo Blardone…
Mah non saprei, posso solo dirti che con Max mi ci prendo tanto! Probabilmente dall’esterno sembra così, però sinceramente non lo so.
Beh non dirmi che sei un tipo tranquillo e rilassato…
No quello no, sono più che grintoso, confermo. Anzi, ti dirò, le cose tranquille non mi vanno proprio a genio. Ho sempre voglia di fare. Però attenzione, non perdo un equilibrio importante. Perché è altrettanto vero che ogni tanto le cose vengono bene se le fai con calma. Ma questo è un altro discorso.
Questa tua aria potente può dipendere anche da un fisico sostenuto da una montagna di muscoli simili al granito?
Se ti mostrassi una mia foto di quando avevo tre anni avresti già la risposta. Sono nato così, questione di costituzione. Non sono un maniaco del fisico, poi chiaro che sto molto attento, ma la vita da atleta te lo impone.
Chi ti ha aiutato a mantenerti in forma durante il lungo periodo di recupero?
Io lo chiamo prof Rodoflo che vive a Subbiaco, dove vivo. Ha lavorato in equipe col fisioterapista che però era fisso a Malles, Christian Saurer.
Concludiamo con un voto. Quanto ti dai per la tua prima uscita sulla neve?
Dai, diciamo… un sette. Speravo di tornare in pista senza troppi problemi, perché comunque ho lavorato bene nel recupero. Sinceramente però credevo di essere un po’ più indietro.
Contento anche Max Carca?
Lui e tutto lo staff, ma soprattutto per l’approccio perché era l’aspetto che più interessava a tutti.
E allora sentiamo qualcuno dello staff che lo ha visto all’opera. Uno a caso. Andrea Truddaiu!
Beh, che sia un tipo determinato è sotto gli occhi di tutti noi. Poi cosa vuoi, quando uno nasce nello stesso paese di Ciccio Graziani e della Lollobrigida… Comunque, se consideriamo gli infortuni patiti e anche il fatto non trascurabile che l’arruolamento nei carabinieri gli ha fatto perdere per forza di cose un po’ di allenamento, sinceramente pensavo fosse più indietro.
Devo essere sincero, non solo lo vedo molto motivato, ma anche consapevole e convinto. È chiaro che poi bisogna vedere cosa succederà, ma con uno staff di qualità che lo sta seguendo in tutto e per tutto, sono convinto farà un ottimo percorso. Tra Carca, Blardone, Rosi, Imberti e il nuovo innesto Trilli non gli resta che metterci solo del suo.
Quindi una visione totalmente positiva…
Perché è un ragazzo che si fa voler bene. E questo non sai quanto conti. Ha un carattere d’oro. Dove lo metti, sta. Non è spigoloso né brontolone.
Se è lì è perché è un ragazzo di talento, e guardandoci un po’ dentro, qual è la sua dote migliore?
Come tutti i mancini, ma non chiedermi perché, è un ragazzo molto intuitivo in pista. E questo suo saper leggere con rapidità ogni situazione è legata a quel suo modo di essere che si basa sul “non mollare mai”. È serio e scrupoloso. Doti che mette al servizio delle sue doti tecnico-fisiche. Però aspetta, adesso facciamo anche al contrario.
Anche lui ha un suo tallone d’Achille. È un po’ capoccione. Un tipo alla San Tommaso, Finché non vedo non credo. Poi è un ragazzo intelligente e ci arriva, però… Diciamo, per vederla in positivo, che è il tipico modo di fare di chi crede molto in se stesso.
E meno male che è così. Poi, altro aspetto importante, ha un grande senso dell’umiltà. Non viene da una famiglia straricca che tuttavia lo ha sempre aiutato a fronte di notevoli sacrifici. Se cresci con questi valori…
È slalomista e tale rimarrà?
Certamente è slalomista, ma se guardiamo un attimo indietro, troviamo tanti successi ottenuti in velocità e in gigante. L’istinto è quello da slalomista.
È positivo nei rapid gates avere una massa muscolare così grande e potente?
Muscolo indubbiamente lo è, ma ha una grande velocità. Fa i 13 netti sui 100! Ci siamo accorti in questi anni che mette subito molta massa muscolare senza però lavorarci più di altri. Proprio per questo, assieme a Luca Rosi, abbiamo studiato programmi studiati ad hoc per lui. Il lavoro sulla forza ovviamente lo segue, ma agiamo molto anche sull’agilità e l’elasticità. Anche perché bisogna stare attenti. Quando un brevilineo ci mette troppa potenza rischia di strapparsi o stirarsi.
Ha rimandato ai tecnici la sua programmazione agonistica.
Riccardo seguirà il programma della squadra C, ne più ne meno come gli altri. Per il rientro la sua priorità è quello delle gare Fis. Se non altro perché come tutti i rientri, ci vuole un po’ di progressività. Poi nel corso della stagione se riesce a emergere in queste gare si valuterà se portarlo in Coppa Europa. Cosa che credo proprio accadrà. Senza dimenticare che viene da un infortunio, quindi ben consapevole che ci vuole un po’ di pazienza. Un gradino alla volta.
Suo papà è un maestro di fondo, come mai non lo ha messo sugli sci stretti?
Perché ha detto: “No, li sopra non ti ci metto perché si fatica troppo!”. Sai Monte Livata è una stazione nota per il fondo, ma c’è cultura in genere per tutti gli sport invernali. L’ho preso dal primo anno baby e poi pensa, il caso ha voluto che ci rincontrassimo in Nazionale. A volerlo progettare non ce la fai!
Ma ti sei accorto fin da quando era piccolino che ne aveva?
È accaduto questo. Non aveva mai toccato un palo in vita sua, ma quell’anno lo avevo iscritto quasi per scherzo, al Granpremio Giovanissimi a San martino di Castrozza. Arrivò secondo a un centesimo dal primo. Da lì ne ha vinte tantissime. Tre volte i Giovanissimi, quattro il Pinocchio e tre volte secondo all’edizione internazionale, tre Topolino nazionali e due internazionali… Si giocava la vittoria assieme a Colombi, dell’Equipe Limone. Appena davanti, come ‘99 c’erano Franzoso, Zazzaro, Kastlunger e Vinatzer. Appena dietro, Franzoni, Della Vite, Pizzio, Bendotti. E pensa ora sono praticamente ancora tutti assieme. Riccardo Allegrini figlio di Riccardo Allegrini figlio di Riccardo Allegrini figlio di Riccardo Allegrini figlio di Riccardo Allegrini figlio di