GIULIANO RAZZOLI 1: «Ci voleva eh, ragazzi se ci voleva! Nella seconda in fondo non ne avevo più, ho fatto il 20° tempo eh, sì ma guarda l’analisi della prima manche… ho fatto il migliore praticamente ovunque, da cima a fondo! Li ho ben mollati eh! …»
GIULIANO RAZZOLI 2: (dopo l’ora trascorsa nel container dell’antidoping): «Oh, ma è stata più dura fare la pipì che vincere la gara! C’era il medico che non mi toglieva gli occhi di dosso eh, non era mica facile!»
GIULIANO RAZZOLI 3: «Mi era già capitato due volte di essere in testa dopo la prima manche, sempre a Kranjska Gora. Nel 2009 avevo tenuto troppo nella seconda ed ero finito secondo, nel 2010 (ultima gara prima dei Giochi, ndr) ho invece rischiato troppo e sono finito fuori. Oggi ho trovato la giusta via di mezzo, in certi punti ho anche controllato»
CLAUDIO RAVETTO 1: «Tutti sapevamo che su questa pista Giuliano era il più forte, il solo dubbio era: arriverà in fondo?»
CLAUDIO RAVETTO 2: «Mi sento vuoto come un calzino sporco e penso che passerò la prossima settimana sdraiato su un divano a guardare il soffitto. Ma mi sento anche orgoglioso per aver portato avanti con coerenza un progetto. Non abbiamo in squadra il super talento, ma tanti buoni atleti sì e quando questo viene messo in dubbio per me è dura da accettare»
CLAUDIO RAVETTO 3: «Se qualcuno vuole sostituirmi prego, per il futuro presidente ho anche il nome del mio successore da proporre: è una persona anziana, di esperienza, è fuori dal giro da decenni, non sa niente e non vede niente, ma si permette di sparare critiche vergognose e gratuite quando dovrebbe solo stare zitto. Volete il suo nome? È Mario Cotelli»
IVICA KOSTELIC: «Dopo la prima, l’oro mi sembrava lontano, ma le altre medaglie no e a queste pensavo. Alla fine invece, l’oro è molto vicino, ma la prima manche di Razzoli è stata talmente bella, direi superba, che anche solo per quella Giuliano si merita in pieno questa vittoria»
MANFRED MÖLGG: «Ci ho provato, ho fatto tanti piccoli errori, credo che quelle di oggi fossero condizioni buonissime per me, per Razzoli e per Kostelic, loro sono sul podio io no, non ho sfruttato l’occasione, mi mancano ancora tante piccole cose. Sono felice per Giuliano, la sua vittoria fa bene a tutto lo sci italiano e un bel po’ di gente qua attorno oggi si sarà tolta qualche chilo di dosso (si riferisce allo staff tecnico, ndr). Prossimo obiettivo? Vincere alle finali!».
GIORGIO ROCCA: (indossando un kway tricolore che si era portato dall’Italia in caso di…): «Mi sono davvero emozionato, è stata dura, lo ammetto, io questa gara avrei voluto farla perché l’aspettavo da 4 anni, ma alla fine va bene così, era destino evidentemente che andasse così. La vittoria di Giuliano la sento un po’ anche mia, credo di avergli dato tanto in questi anni, era il mio compagno di camera, siamo amici e anche in questi giorni di vigilia penso di averlo aiutato, era lui a chiedermelo. Si è chiuso un cerchio con mio slalom del Sestriere del 2006, sono felice»
ALBERTO TOMBA: (commosso): «Guardare uno slalom così importante dal traguardo è un’emozione incredibile, adesso capisco cosa debbano provare i genitori di un atleta in una situazione del genere»
PATRICK MERLO («LUZZO») skiman di Razzoli: «Sono stato tranquillo fino al momento del via perché anche lui era tranquillissimo, ma quando è partito non sono più riuscito a respirare, sono stato in apnea per tutta la sua seconda manche. Dopo? Non lo so, non capisco più niente, è campione olimpico!!!!».
JACQUES THEOLIER (allenatore responsabile slalom): «L’ho sempre detto, io ero venuto a lavorare in Italia pensando solo a questo giorno, 27 febbraio, a questa gara. Sapevamo da tempo che la pista olimpica era fatta per Razzoli e abbiamo lavorato di conseguenza, con lui e con tutti gli altri. Serviva anche fortuna, ma lui è stato bravo a non cedere di testa e credo che a questo proposito gli sia servita molto la lezione di Kranjska Gora, quando è uscito dopo aver vinto la prima manche. Nei piani è il più forte, senza storia, a guardarlo non sembra vada al massimo in realtà dà sempre il 100%.».
GIULIANO RAZZOLI 3: «Mi era già capitato due volte di essere in testa dopo la prima manche, sempre a Kranjska Gora. Nel 2009 avevo tenuto troppo nella seconda ed ero finito secondo, nel 2010 (ultima gara prima dei Giochi, ndr) ho invece rischiato tropo e sono finito fuori. Oggi ho trovato la giusta via di mezzo, in certi punti ho anche controllato».
CESARE PASTORE (allenatore slalom): «Per radio prima della seconda manche, abbiamo detto a Giuliano che la pista era bella, solo un po’ segnata, non serviva altro, sapeva tutto lui. Dopo che ha tagliato il traguardo le radio si sono ammutolite per un paio di minuti. Credo che ognuno di noi abbia esultato per proprio conto».
MAX CARCA (allenatore responsabile gruppo 1000 punti): «Per me Giuliano è come un figlio, anch’io vengo dall’Appennino e lo alleno da quando era in Coppa Europa. Ho sempre creduto in lui, ma non eravamo in tanti a farlo. In squadra è entrato per il rotto della cuffia all’ultimo anno giovani e se lo ha fatto è stato grazie soprattutto al suo papà e a Marcellino Marchi»
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