Risalire la china per un giovane atleta che sogna di entrare in nazionale, dopo un grave infortunio, è probabilmente ancora più dura rispetto a chi la maglia Azzurra già ce l’ha addosso. Il percorso per entrare nel “giro” è di base una battaglia, se poi si mette di mezzo la rottura del crociato, nel momento decisivo del fatidico salto di qualità, la “mazzata” è doppia. Il prologo riguarda Gian Marco Paci, ventenne delle Fiamme Gialle, facilmente riconducibile a Madonna di Campiglio.
Gian Marco ha deciso di non mollare, dopo l’infortunio del febbraio 2021, e di continuare a provarci, pur sapendo che la strada è ancora più irta di prima. Ed è bellissimo sapere che tutti gli sforzi fisici e mentali profusi in questo lasso di tempo gli stanno pian piano regalando qualche sorriso.
Questa stagione ha iniziato molto bene: in gigante ha all’attivo due vittorie, un terzo posto, due quarti, un quinto, un settimo, un undicesimo; in slalom un quarto e un settimo. Risultati ottenuti tra gare Fis e NJR. L’ultima vittoria proprio oggi all’Alpe Cermis. Col miglior tempo nella prima e nella seconda manche è stato davanti a due ossi duri come Tommaso Speri e a Nicolo Pedroncelli.
Rispetto all’obiettivo non ha ancora in mano quasi niente di materiale ma tanto di morale. Qualcuno ritiene che il buon umore e la buona volontà non portino alla convocazione in squadra perché quello che conta alla fine sono solo i risultati. Giusto o sbagliato che sia è proprio quello che avviene, ma se togliamo il cuore dal menu di un atleta allora crollano le basi dello sport.
Paci non fa rumore, tiene un profilo basso, non si monta la testa ma tiene gli occhi ben aperti verso l’orizzonte. Ce la farà? Ce lo auguriamo ma nessuno lo può sapere, probabilmente nemmeno lui. Quello che è certo è che se continuerà a sciare bene come sta facendo, di sicuro i tecnici Azzurri se ne accorgeranno. Quello che in questo momento, però, apprezziamo di più è un’altra cosa.
Senza i Paci e senza tanti altri atleti che hanno vissuto lo stesso percorso accidentato rimanendo lì, lo sci è finito. Non quello di Coppa del Mondo, ma lo sci che non si vede, quello delle famiglie, dei club, dei sacrifici, dei pianti e delle pacche sulle spalle.
Che ce la faccia o no, tipi come Gian Marco non perderanno mai!
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