Petra Vlhova, Viktoria Rebensburg e Mikaela Shiffrin. Questo il podio del gigante mondiale al femminile. Un finale davvero a sopresa perché pur fortissima in pochi forse avevano scommesso sull’atleta slovacca, ritenendo che Rebensburg avesse un buon vantaggio, che Shiffrin avrebbe disegnato la sua solita manche memorabile che Tessa Worley avrebbe tirato fuori quella sua sciata da furetto imprendibile e che magari Mowinckel, ragazza degli appuntamenti importanti, si sarebbe trovata bene su un percorso disegnato da Rulfi con pochi angoli e tanta velocità. Invece… Uno smacco per tutte. Per Shiffrin in primis che sognava di portarsi a casa tre ori. Per Rebensburg che contava sul buon vantaggio che aveva dopo la prima manche. Ma nella seconda, nel finale, la tedesca pur senza errori particolari, ha alzato il piedino ed ha lasciato mezzo secondo finendo alle spalle di Petra di 14/100. Terza Mikaela che non ha fatto una super manche, solo il sesto tempo, 43/100 più lenta della neozelandese Alice Robinson. E questo la dice tutta sulle condizioni della pista.
Una medaglia d’oro, mettendo un attimo da parte le condizioni della giornata, che sembra essere stata pianificata in ogni dettaglio con una scientificità cui lo sci è poco abituato. Livio Magoni che, complice anche il vento, sta volando sulla cittadina svedese con poche chance di rimettere i piedi in terra, aveva tracciato la prima manche mettendo la sua pupilla a pieno agio, anche se qualche errorino di troppo stava per compromettere tutto. Ma è nella seconda che Petra ha saputo fare la vera differenza e a far correre velocissimi i suoi sci, 3 centimetri più lunghi del normale che evidentemente solo una ragazzona come lei sa domare. Quando si scia in quel modo, di fisico, di tecnica e soprattutto di testa, si diventa quasi sempre invincibili.
E’ rimasta all’asciutto la norvegese Raghnild Mowinckel lontana 12/100 dal bronzo. Tutto o in parte si era costruito nella prima manche. Una prima manche fasulla, condizionata dal vento fortissimo, dai giochi di luci e ombre. Brutto e falso! Ma questo è stato ed è giusto celebrare il valore di chi è riuscita ad andare a premio. E ricordiamo che il grande libro dello sci elenca le medaglie e non le condizioni meteo di quel giorno.
Federica Brignone ha dato tutto, ha rischiato fino al limite dell’uscita con quella spalla interna che accompagna le sue pieghe estreme, sempre al limite… Ma è così che doveva fare e di più non le si poteva chiedere. Purtroppo il peso del ritardo eccessivo accumulato nella prima manche non le ha dato scampo e il quinto posto brucia davvero tanto. Settima a metà gara, si è messa dietro prima Sofia Goggia che purtroppo è uscita facendoci anche venire un colpo, ma per fortuna senza conseguenze, poi Tessa Worley che non è nel pieno della sua forma fisica. Ma, in ordine di discesa, Shiffrin, Mowinckel, Vlhova e Rebensburg hanno chiuso davanti a lei. Forse meglio quinta che quarta…
Marta Bassino (13esima) ha disegnato una seconda manche al massimo delle sue possibilità fino a metà percorso, poi un errore prima del piano ha distrutto ogni sogno di gloria. Chissà, magari ha sbagliato per colpa di una folata. Lei come tante altre… Francesca Marsaglia che aveva un’ottima chance di partire per seconda nel run finale, è uscita dopo poche porte.
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