Con cortesia, con l’educazione che ha nel rivolgersi sempre con il «lei» al suo interlocutore, ma anche con legittima fermezza e giustificato orgoglio non ci sta: «Non credo di essere stato favorito più o meno di altri dalle condizioni in cui si è svolta la gara; credo di essermi meritato quel risultato. I miei allenatori mi avevano visto bene in allenamento su quella pista e me l’avevano detto: ce la puoi fare». Nicolò Nogara, nato a Milano il 27 gennaio 1992, residente nella zona Città Studi del capoluogo lombardo, figlio del signor Riccardo (libero professionista nel campo parafarmaceutico) e della signora Cristina (fisioterapista), non ci sta a declassare il suo secondo posto nel superG dei Campionati Italiani Aspiranti 2009 conquistato alle spalle dello scatenato Andrea Ravelli («Lui è proprio fortissimo…») alla pesca di un jolly. Quella gara si è corsa sulla pista Bellevue di Pila in una giornata caratterizzata da un vento che andava e veniva, a folate, in favore o a sfavore dei concorrenti. Nicolò non è un colosso (1,78 mt per 70 kg) ma sugli sci ci sa fare e dice: «Quella medaglia d’argento me la sono meritata». A parte un lontano primo posto in gigante al Pinocchio Nazionale («Mi faccia ricordare…saranno otto anni fa») è decisamente il risultato più importante della sua «carriera»di cittadino votato allo sci agonistico, di quella speciale categoria di praticanti che devono mettere in conto, oltre a tutto il resto, migliaia di km «avanti e indré» («…con l’impegno particolare di mio padre») per andare a incontrare la neve e le gare. Il dottor Nogara, sciatore appassionato ma senza trascorsi agonistici, e la signora Cristina («Lei…sì, diciamo che scende a valle») hanno casa a Cervinia, al cospetto della «Gran Becca». Lì hanno avviato allo sci i loro due figli maschi, Tommaso che ha 19 anni, frequenta il Politecnico a Milano e sta per diventare maestro di sci, e Nicolò, il minore che da quando aveva tre anni si è innamorato di questo sport «non le so dire perché, so solo che la passione che i miei genitori mi hanno trasmesso è cresciuta sempre di più. Da piccolo ho praticato anche un po’ di tennis, di calcio; ma lo sci è un’altra cosa». E allora «avanti e indré» tra Milano e Cervinia. Prima («Fino agli Allievi») bastava soltanto il week end; poi si è resa necessaria anche qualche incursione infrasettimanale.
Nicolò ha cominciato con uno sci club «che purtroppo non c’è più» e si chiamava Plateau Rosà, primo allenatore Mirko Minuzzo. Poi, a parte un «distacco» di un paio d’anni, ha proseguito con il glorioso Sci Club Cervino Valtournenche fino ad approdare alle cure dell’ex azzurro Erik Seletto e di Davide Maquignaz nel club e di Fabio Vierin e Matteo Joris nella squadra Asiva. «Avanti e indré, avanti e indr» ma «il gioco vale la candela», conferma convinto Nicolò che aggiunge «non voglio negarmi nessun traguardo. Adesso entro tra i grandi e sogno come tutti di conquistarmi un posto in Pianeta Giovani ma penso anche di superare le difficoltà con la scuola e poi di iscrivermi all’Università».
Se oltre a quel mirabile secondo posto in superG non ha raccolto altro agli Italiani (out sia in gigante che in slalom) è anche perché «comunque ho cercato di dare il massimo, ho rischiato e non me ne pento». Gratificato dal superG, è però «tra le porte larghe del gigante dove mi diverto di più. E Marcus Sandell è il mio idolo. L’inverno scorso non è andato benissimo ma vedrete che si rifarà, è giovane e mi ha colpito tantissimo per come scia». Tra un libro («Mi piacciono i gialli. Sto leggendo Il collezionista di ossa») e una puntata in Piazza Duomo, tra ricorrenti incursioni nel web («Scarico, scarico…») e gli amici («Fidanzatine? Ancora no») Nicolò pensa al nuovo inverno che sta arrivando sperando che porti qualche altra bella sorpresa. L’ «avanti e indré» tra Milano e la neve continua. Auguri!
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