Diciamo che bisognava portare a casa questa discesa a tutti i costi e così è stato. In Coppa del Mondo sarebbe stata molto probabilmente cancellata. Ma qui c’era il popolo norvegese arrivato in massa per celebrare l’ultima gara di Axel Lund Svindal. E se lo spirito sportivo ha una giustizia l’epilogo della gara lo ha rispettato in pieno. Svindal non è riuscito a vincere perché l’amico Kjetil Jansrud è stato più veloce di lui di 2 centesimi, ma non fa nulla, perché l’ultimo Imperatore lascia non perché non è più competitivo o per l’età ma a causa dei numerosi infortuni che gli hanno conciato il fisico. La stessa scena si ripeterà domani con l’ultima gara di Lindsey Vonn.
Più o meno le condizioni proibitive le hanno subite tutti. Ma i vincitori hanno avuto una sciata proprio diversa, senza errori oppure con posizioni non propriamente ortodosse ma imbaastite per fare velocità. Vincent Kriechmayr ha chiuso al terzo posto a 33 centesimi da Jansrud, anticipandfo Beat Feuz, quarto a 44/100 e Matthias Mayer, quinto a +0,65. Quindi il nostro Dominik Paris, sesto a 74/100 per colpa di un errore grossolano nella parte alta e una sbavatura di posizione sull’ultimo salto. Ben più pasticciata la discesa di Christof Innerhofer che al traguardo si è lamentato più delle condizioni meteo che della sua performance. Matteo Marsaglia gli è finito alle spalle, 12esimo a +1’12, mentre Mattia Casse poco più giù, a +1″37.
La gara è rinasta viva finio al numero 1 che è partito dopo il pettorale 45. Già, Hannes Reichelt, non si è presentato al public draw per evitare di scendere per primo e partire, come da regolamento, dopo il 45. Siamo a metà strada tra una scelta tecnica e una forte polemica sul cambio di regolamente che però è stato fortemente voluto dalla sua federazione. Dubitiamo che scendere col 46 sia un’ottima scelta tecnica. Come ha dimostrato il cronometro: +1″89, 29esima posizone. Un risultato determinato da un grosso errore in alto che lo ha costretto a mettere gli sci in neve fresca, dopo aver fatto segnare il best time nel primo rilevamento. Il dubbio rimarrà per sempre un dubbio
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