Henrik Kristoffersen nella seconda manche ha fatto paura nella parte centrale della pista. Dal salto Russi fino al pianetto prima dell’ultimo dosso ha sciato fortissimo, assecondando molto bene il terreno, tenendo sempre lo sci di taglio e pulito, facendo le linee giuste e aumentando la velocità in modo costante. E’ riuscito a sfruttare bene le pendenze anche grazie all’allenamento fatto a Trysil, in Norvegia (dove pure Shiffrin e Vlhova hanno preparato il gigante) su una pista molto simile a quella di Åre, dove bisogna spingere e creare velocità.
Henrik è stato davvero grande, perché nella seconda il fondo della pista era tutt’altro che uniforme, la neve salata si sfaldava male e quando è così si fatica a spingere perché il piede perde l’appoggio e non è facile essere fluidi e continui. Nella prima manche la neve era diversa, molto scivolosa, soprattutto nelle prime porte e fino alla famosa curva delle medaglie, che nessuno ha fatto davvero bene. Marcel Hirscher lì in quel punto ha lasciato parecchio nella seconda manche, arrivando velocissimo dopo aver sciato il primo muro con una potenza inaudita.
Gran gara comunque la sua, s’è visto chiaramente che era sotto tono rispetto al suo standard di intensità, è rientrato per un giorno fra gli umani. L’ho visto in riscaldamento su una pista salata come quella di gara testare sci a cronometro con sette persone attorno a lui… No, Marcel non lascia mai nulla al caso, chapeau! Alexis Pinturault è andato fortissimo nella prima manche su pista liscia, bravo a sfruttare il numero basso. Nella seconda non è riuscito in alcuni tratti a interpretare quel che ha trovato sotto i piedi, cercava di fare la curva tropo corta, prendeva sempre un rimbalzo e non era fluido.
Ha insomma perso la gara per uno scarso adattamento tecnico e tattico. Ho visto gli italiani in difficoltà sì per i malanni fisici ma non solo. E’ da due stagioni che non si vedono spiragli di prestazione che possano portare al podio. L’unica manche in cui ho visto un italiano davvero competitivo è stata la seconda dell’Alta Badia in cui Luca De Aliprandini, su una neve rimasta uguale per tutti, ha battuto un Hirscher in giornata di grazia.
Ma una manche non basta, non si può vivere di parziali, guardiamo in faccia la realtà, il problema è tecnico. Gli Azzurri non sfruttano le pendenze, girano dopo il palo e vanno in salita cercando di riempire la diagonale buttando i piedi avanti verso il nuovo inserimento curva. Peccato, perché lo spazio per entrare nei primi sette-otto con regolarità in questo momento ci sarebbe. Non credo che, ad esempio, uno Zan Kranjec sia di base più forte dei nostri: tre anni fa non era nemmeno fra i top 25 al mondo, ora lotta per il podio a ogni gara. Una possibile soluzione? Guardarsi di più attorno e cercare di copiare quello che fanno i migliori.
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