Due piazzamenti tra le prime dieci in coppa Europa, entrambi ottenuti nella supercombinata, 9a il 15 dicembre a St. Moritz, 7a il 12 febbraio a Mont Jura. Nel suo ultimo anno Giovani, nella squadra B guidata da Roberto Lorenzi, non si può dire che Marta Benzoni abbia fatto sfracelli. Ma la storia di questa ragazza di Rovetta (Bergamo) può essere presa come esempio (positivo) per chi non sarà magari baciato dal dono del talento naturale superiore, da qualità fisiche straordinarie o da formidabili doti caratteriali ma da «campione normale» insegue il sogno giovanile dell’agonismo ai massini livelli, la passione dello sci tradotta nel crogiuolo rovente della competizione, un traguardo per sè e la propria formazione inseguito con volontà e condotto con determinazione. Marta Benzoni non è cresciuta con le stigmate della fuoriclasse predestinata. Nata a Clusone il 22 novembre 1990, ha messo i primi sci non prima dei sei anni e di seguire il fratello maggiore sulla neve non le andava nemmeno tanto. Non è mai nemmeno salita una volta sul podio ai Campionati Italiani tra Ragazzi e Aspiranti ma un giorno è successo che una gara Fis Giovani all’Abetone facesse scattare un click speciale, facesse divampare quello che era un fuocherello, le dicesse «anche tu, se vuoi, ce la puoi fare». Era l’inizio inverno 2008/09. Seguita nel club della sua vita (Orezzo Valseriana) dall’allenatore della sua vita (Luca Agazzi), insieme all’amica e compagna di club Michela Azzola (un anno più giovane), Marta piazza una serie di prestazione nelle Fis e nelle Fis Giovani che lasciano di stucco i tecnici che avevano già fatto le squadre ma non, probabilmente, il suo allenatore del cuore e se stessa. Con la sua amica Michela, Marta mette in discussione le gerarchie precostituite della prima formazione ufficiale del neonato Pianeta Giovani e a fine stagione conquista alla grande il diritto di farne parte classificandosi al quarto posto assoluto nella graduatoria del Circuito Istituzionale, alle spalle della sua amica Michela Azzola, di Federica Brignone e di Elena Curtoni. Nazionale raggiunta, sogno realizzato per lei, figlia di Romeo, 53 anni, titolare di un’impresa edile, e di mamma Mary, casalinga; lei che dopo quell’apprendistato tardivo sulla Presolana, era stata tesserata per lo Sci Club Rovetta dove l’aveva portata fino al primo anno Ragazzi Claudio Visinoni. Con Luca Agazzi avviene all’affinamento tecnico tra Ragazzi e Allievi ma con piazzamenti sempre dopo le prime dieci, spesso anche dopo le venti. Il passaggio tra gli Aspiranti la fa incocciare in Livio Magoni che la sveglia un po’, non tanto sul piano tecnico quanto sul piano mentale . Ancora niente di trascendentale, ma nello slalom degli italiani al 2° anno Aspiranti (2007) Martina è quarta dopo la prima manche, prima di far casini nella seconda e finire come al solito dopo le dieci. Ma è un segnale. Arricchita di qualche convinzione in più, torna tra le braccia (tecniche) di Luca Agazzi e approda alla squadra delle Alpi Centrali. Mentre il fratello Matteo giocava a centrocampo nella squadra di football del San Lorenzo (3° categoria), Marta compiva 18 anni e pensava alla Nazionale, pensava più allo sci che alla scuola ( Liceo Linguistico Bacchetti di Treviglio) e al resto delle sue attività coltivate nel tempo libero («Nuoto, tennis, roller e ballare, qualche volta, ma non molto spesso»). «Sono ancora un po’ indietro in gigante – diceva – ma migliorerò. Sono abbastanza determinata e quando mi pongo un obiettivo faccio di tutto per raggiungerlo». L’ha raggiunto, ha conquistato la Nazionale. Ed è questo che conta: dare il meglio di sè, raggiungere un traguardo. Oltre il quale, poi, per tutti, fuoriclasse e no, ci sarà sempre la vita.
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