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Luca Agazzi: “Così Sofia sta cambiando impostazione tecnica”

Luca Agazzi: “Così Sofia sta cambiando impostazione tecnica”.
Il trittico di Lake Louise, al di là degli straordinari successi ottenuti, ci ha mostrato una Sofia Goggia con una impostazione tecnica differente rispetto al passato. Più pulita, composta e in sicurezza. L’unico che ci può dare conferma di questo è Luca Agazzi, l’allenatore che ha iniziato a seguirla in via esclusiva da questa estate.

Luca, a Lake Louise abbiamo visto sciare Sofia in modo diverso, con una tecnica, diciamo, “Anti Goggiate”, ti risulta?
L’obiettivo principale del lavoro fatto in estate era proprio questo, quello di evitarle. Il più è fatto ma non abbiamo ancora finito.

Un lavoro per cambiare che cosa?
Per portarla più centrata sopra i piedi. Sulle medie pendenze e sul facile la nuova impostazione viene fuori già bene, chiaro che sul difficile, nel tentativo di spingere, non pensa e ogni tanto torna al vecchia assetto.

 Sofia a Lake Louise nel 2019 e nel 2021

Lavoro di bacino quindi?
Cosa succede: se entri in curva un po’ in controspalla, con lo sci interno che scappa in avanti, ti trovi in uscita curva lontana dai piedi e perdi gli appoggi. Quindi abbiamo lavorato tanto per portare il bacino in linea in entrata curva in modo che passi dove passano i piedi. Per ottenere questo abbiamo lavorato facendo anticipare il movimento della parte bassa ovvero (il ginocchio esterno che diventa interno) per trovare un perfetto equilibrio e buona sintonia con la parte alta. Questa impostazione, tra l’altro evita quelle verticalizzazioni che spesso le capitava di fare e che davano origine a delle mini controcurve. E allora cosa accadeva: dava l’impulso, i piedi partivano verso l’avanti e per compensare si buttava dentro con le spalle.

Quando devi intervenire in correzioni simili con atleti di questo livello c’è il rischio di sistemare una cosa ma di perderne altre invece positive?
Il rischio c’è, ma non mi sono mai tirato indietro dinnanzi a questa equazione. Però l’allenatore è lì apposta, per identificare ciò he non va e trovare la soluzione attraverso il percorso più intelligente. Poi dipende molto anche da come reagisce l’atleta. Con Sofia, fin dal primo giorno ho trovato una persona disponibilissima a mettersi in gioco in questo tipo di lavoro e ti assicuro che non è così scontato. Altrimenti rischi solo di perdere tempo. E Sofia è stata molto decisa. Mi ha detto: “Ci credo e lavoriamo”. Ci teneva proprio a fare questa specie di stage tecnico perché vuole tornare forte anche in gigante.

È anche questo modo di porsi che la rende così forte?
Sofia è forte perché è nata forte, con quel senso della velocità evidentemente innato. Posso anche farla sciare all’indietro volendo, ma questo aspetto non lo perderà mai. Poi, è evidente che vanno toccate le cose giuste.

Scia anche più in sicurezza…
Assolutamente sì ed è tanta roba perché può sciare con maggiore tranquillità sotto questo punto di vista.

Quando le hai detto ciò che bisognava correggere se n’è resa subito conto?
Snì. Sai atlete di livello così alto possono essere distratte dalle coppe e dalle medaglie che vincono. Se le vittorie arrivano non stai nemmeno lì ad analizzare più di tanto. Però quando ci siamo messi dinnanzi al video e le ho fatto notare determinati passaggi ha ben compreso immediatamente che si poteva migliorare. E non ha tardato a rendersene conto direttamente quando è scesa in pista per provare il nuovo assetto, ricevendo feedback positivi. Quando accade questo tutto diventa più facile.

Di cosa si è accorta in particolare?
Sci più pulito, maggiore facilità di ingesso curva. Sai quanto guadagni anche a livello psicologico? A tal proposito, quando si interviene sulla parte tecnica con una certa intensità, l’atleta pensa tanto e inevitabilmente va più piano. Per questo motivo le prime gare di Lake Louise contavano tantissimo. Si è trattato del primo test vero al 100 per 100, perché come ben sai tra allenamento e gara la differenza è netta. Abbiamo visto com’è andata…

Cosa dici, mi sa che qualcosa ha assimilato…
Queste due vittorie sono utilissime anche in termini di fiducia perché il lavoro non lo abbiamo ancora finito. Appena c’è la possibilità, via a fare anche un po’ di slalom, campo libero a bassa velocità, esercizi base… C’è da rimboccarsi le maniche perché ho l’impressione che siano migliorate tento anche le altre. Ero in pista e ti dico con assoluta certezza: in tante hanno – come si suo, dire – messo giù il piede! Ho l’impressione che ne vedremo delle belle fino all’ultima gara! Luca Agazzi: “Così Sofia

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Marco Di Marco

Nasce a Milano tre anni addietro il primo numero di Sciare (1 dicembre 1966). A sette anni il padre Massimo (fondatore di Sciare) lo porta a vedere i Campionati Italiani di sci alpino. C’era tutta la Valanga Azzurra. Torna a casa e decide che non c’è niente di più bello dello sci. A 14 anni fa il fattorino per la redazione, a 16 si occupa di una rubrica dedicata agli adesivi, a 19 entra in redazione, a 21 fa lo slalom tra l’attrezzatura e la Coppa del Mondo. Nel 1987 inventa la Guida Tecnica all’Acquisto, nel 1988 la rivista OnBoard di snowboard. Nel 1997 crea il sito www.sciaremag.it, nel 1998 assieme a Giulio Rossi dà vita alla Fis Carving Cup. Dopo 8 Mondiali e 5 Olimpiadi, nel 2001 diventa Direttore della Rivista, ruolo che riveste anche oggi. Il Collegio dei maestri di sci del Veneto lo ha nominato Maestro di Sci ad Honorem (ottobre ’23).

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