Federico Liberatore, migliore Azzurro nello slalom di Chamonix, dice: “Credetemi, ho una felicità dentro che… che è indescrivibile“.
Ebbene, sappiamo già che molti staranno pensando “Capirai, undicesimo ma che è tutta sta felicità?“. Lo capiamo e non stigmatizziamo.
Però è anche vero che solo chi conosce lo sci perché lo vede dal divano può pensare a una cosa del genere. Perché Dietro a questi risultati, che sembrerebbero poca cosa, c’è un lavoro di anni.
Fatto più di sconfitte o quantomeno poche soddisfazioni. In pratica diventi interessante soltanto quando arrivi lassù, sul tetto del mondo. Federico non ci è ancora arrivato, ma il risultato di oggi lo rende un ragazzo davvero felice. Ed è bellissimo rendergliene merito.
“Prima qualifica della mia vita, numero uno nella seconda manche, non potevo certo scendere con i bastoni in tasca e accontentarmi. Ho passato la pausa tre le due manche per allontanarmi il più possibile da questo pensiero. E sono felicissimo perché p proprio quello che mi è riuscito. Poi, partire con la pista così…
A parte l’undicesimo posto – continua il 24enne della val di Fassa – e i primi punti conquistati in coppa, sono felice per essere rimasto lucido. E di aver superato una pista piena zeppa di trabocchetti. Molto aritmico con figure che stringevano all’improvviso. Sì, sono molto orgoglioso e fiero di questo.
Poi non riesco nemmeno a esprimere cos’ha significato starmene lì seduto sulla poltroncina del leader per così tanto tempo. L’avevo sempre e solo vista in Tv.
Non esiste posto migliore al mondo da dove guardare la gara. Soprattutto poi quando se lì senza più alcuna energia. lo so, non era uno slalom così lungo, ma vi assicuro che è stato molto faticoso a livello fisico.
Mai un metro di respiro. Bisognava essere attivi sempre e darci dentro.
Sarebbe stato già un successo finire nei venti. nei quindi non ne parliamo. Sono undicesimo, fai un po te…
Una nota curiosa. L’avevo scelto qualche anno fa per partecipare ai Test degli sci Junior di Sciare.
In realtà non era tra i migliori della sua età (12 anni), ma me lo avevano indicato come ragazzino molto serio e partecipe. L’ideale per una cosa del genere.
Mi fermo con Federico che sprizza felicità da tutti i pori e mi avvicino a Timon Haugen, altro giovane che sta volando… Lui e l’austriaco Pertl, spesso compagni di gioco in Coppa Europa. Sono andati a mille proprio perché più abituati dei numeri uno a combattere con piste rovinate. Sono vicini, un po’ timidi, di fianco a Clement Noel che pur avendo pochissimi peli sul mento sembra un santone al loro confronto: “Non sapevo nulla di quanto era accaduto finora. Ho voluto staccarmi da qualsiasi condizionamento. Pensavo che arrivare anche secondo dietro a Yule sarebbe andata benissimo per me. Poi va beh, Daniel è uscito ed è arrivata questa vittoria.. Non penso ai punti della Coppa di specialità. Ho atre tre gare e penso solo a quelle singolarmente. Se poi dovesse arrivare.. Ma già così sono incredibilmente soddisfatto di come stanno andando le cose.