Quando ormai sembrava la campionessa che sapeva vincere sempre per poi sparire, ecco che Lara Gut si inventa un bellissimo ritorno. Una vittoria, quella ottenuta nella discesa di Crans Montana da Lara, senza macchie o colpi di fortuna.
Otto decimi tondi tondi sulla seconda classificata, la connazionale Corinne Suter, in una classifica cortissima tra la seconda e la sedicesima, racchiuse in un secondo.
È la vittoria numero 25, l’ottava in discesa alla quale si aggiungono le 12 in superG, le quattro in gigante e una in combinata. L’ultima volta però è stata più di due anni fa, nel superG di Cortina del 21 gennaio 2018.
In questo tempo la ticinese ha fato a tempo a infortunarsi un paio di volte, a innamorarsi del calciatore Behrami che ha sposato. E a togliersi da quell’etichetta di ragazza prodigio. Quelle costruite in laboratorio dalla famiglia, cresciuta a pane e sci e basta. Lara è diventata grande tutta d’un colpo e questo le ha fatto perdere un po’ di vittorie.
Ha allentato la tensione quando ha capito che non può esistere soltanto lo sci nella vita di una persona. Almeno, da leggersi come ossessione.
Si è presa i suoi spazi, i suoi tempi e ha costruito una nuova vita. Senza dannarsi l’anima quando le cose non andavano più così bene. Con un po’ meno di pressione addosso, è tornata a respirare. E oggi si gode questa splendida vittoria che si è costruita da sola.
Aveva già lanciato qualche segnale importante nel superG di Bansko vinto da Mikaela Shiffrin davanti alla nostra Marta Bassino. Ma senza un errore avrebbe stravinto. Poteva capitare anche in discesa ma sul più bello uscì fuori a poche porte dal traguardo.
Oggi ha dimostrato una capacità di reazione dei bei tempi. All’atterraggio su un salto stava per infilare la faccia dentro il telo di una porta direzionale. Poi l’istinto le ha consentito di cambiare direzione all’ultimo, senza peraltro perdere più di tanto.
È certo che il suo skiman le abbia consegnato degli sci nettamente più veloci di qualunque altra atleta. Col pettorale 18 ha smentito la tesi che bisognava avere un numero basso per poter vincere.