Svedese di Sändviken, una cittadina turistica al centro del paese, affacciata su un lago e poco distante dalla costa, Sara Hector è diventata sciatrice per passione e determinazione. É stata cresciuta da genitori insegnati, semplici amanti dello sport, che hanno fatto grandi sacrifici economici per permettere di sciare a lei, oltre che al fratello maggiore e alla sorella minore.
A Flachau Sara ha conquistato il suo primo podio in carriera in slalom!
I suoi credo sono sempre stati il lavoro duro e un’attitudine positiva. Sorridere alla vita anche quando è difficile, come lo è stata a causa dell’infortunio al legamento crociato del ginocchio, subìto nel 2015, da vincente. Indossava il pettorale numero uno come non le era ancora capitato, nella gara di casa, ad Åre. Sulla stessa pista dove aveva debuttato in Coppa, a diciassette anni, conquistando subito i primi punti.
La botta è stata tanto dura, che nei sei anni anni successivi, Sara sembrava non farcela, non riuscire a tornare al vertice.
Come agli inizi, la sua famiglia è stata fondamentale, anche perché le ha offerto una prospettiva diversa sullo sci, sulla vita. La madre di Sara soffre di una malattia degenerativa del sistema nervoso. «Mia madre è per me fonte d’ispirazione, ha un carattere positivo. Non è facile, ma i miei continuano a seguirmi a distanza. Spero che possano essere presenti alle gare in Svezia, ad Åre».
Hector nel gigante di Lienz Lienz (AUT)
Destini incrociati: una grave malattia affliggeva anche la madre della ex-compagna di squadra, amica, campionessa olimpica nel 2018, Frida Hansdotter, suo modello: «Da giovane è importate avere degli idoli sportivi, a cui ispirarsi. Per me sono state Anja Pärson e Frida Hansdotter. Frida ha avuto molto successo, ed è stata il punto di riferimento per molto tempo nella nostra squadra», osserva Sara. Pur sapendo che il modello da imitare ora è lei, Hector sembra avere un sorriso per tutti e anche all’apice della carriera dimostra grande umiltà.
Con la medaglia d’oro olimpica al collo del gigante di Pechino 2022, indicava: «penso sia importante essere positivi con se stessi e con gli altri e anche restare concentrati, crederi in se stessi, fare le cose con impegno. Allora tutto é possibile. Io non sono nata con grande talento. Ho ottenuto questi risultati con il lavoro di tanti anni. Con il mio percorso, spero di poter ispirare le più giovani a crederci, a darsi da fare».
Bicchiere mezzo pieno
Reduce da due sesti posti nel weekend di Kranjska Gora, le chiediamo di fare un bilancio aggiornato della stagione. «Nelle ultime due gare le condizioni erano difficili, sono molto contenta dello slalom in particolare. È andata bene rispetto agli allenamenti, in questa disciplina avevo fatto poco e non ero troppo soddisfatta. In gigante il mio risultato è stato un pò sotte le aspettative, ma nel complesso sono contenta. Soprattuto pensando che avevo convinto il mio allenatore a fare un giro in più e in quel giro sono caduta due volte, rischiando di non poter nemmeno essere al via. Al termine del weekend, sono anche salita sul podio come seconda, dato che hanno premiato la classifica dei tempi complessivi delle quattro manche”.
Sara è attualmente tra le migliori sei al mondo nelle due discipline che pratica, gigante e slalom. Ha cominciato questa stagione avvicinandosi più volte al podio, conquistato poi a Lienz dopo quattro quarti posti. Era il quattordicesimo della sua carriera, che l’ha vista vincere in Coppa quattro volte, sempre tra le porte larghe.
«È difficile fare il bilancio di questa prima parte di stagione, dipende da come guardi le cose. Può essere un bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto. Io cerco di valutare il mio sci, anche se come risultati potevano esserci soddisfazioni maggiori, per pochi decimi o centesimi, a volte. La lezione da imparare è che bisogna continuare a migliorare tecnicamente e mentalmente, cercare di essere più spesso dalla parte giusta del cronometro, nella seconda metà di stagione».
La prima vittoria in Coppa del Mondo avviene Küthai in Tirolo, nella stagione 2014/15
Dalla quest’anno c’è stato un cambiamento importante nello staff di Hector, con l’avvicendamento di due allenatori italiani, da Pierre Miniotti a Walter Girardi. «Con il nuovo allenatore sta andando bene, un cambio del genere è sempre una sfida. Sono molto contenta dei nuovi input che mi fornisce. Il cambiamento mi ha portato stimoli nuovi e motivazione nuova. Anche un diverso punto di vista. Con Walter, penso che siamo nella direzione giusta, che stiamo lavorando bene insieme».
A trentun anni e quasi duecento gare in Coppa, dopo un longo lavoro anche sul piano psicologico, Sara ha imparato a conoscersi e descrive così questa fase di carriera: «Ho molta esperienza, so quello di cui ho bisogno per performare al meglio, anche se sento di poter ancora progredire. Sulla tecnica lo sviluppo è continuo. Ora sono più costante, più stabile nelle prestazioni. Penso comunque di avere la stessa passione degli inizi. Amo lo sci, penso che sia davvero divertente sciare».
La medaglia d’argento in gigante ai mondiali Junior del 2012. Qui sotto l’azione
Allora ci scappa la domanda sul futuro, anche perché Sara è la campionessa olimpica in carica e potrebbe difendere il titolo in Italia, a Milano Cortina 2026. «Per dare il meglio di me cerco di stare nel presente. Con la testa non posso essere proiettata avanti nel futuro. Per fare buoni risultati bisogna che tutto sia allineato, la forma fisica, la tecnica, l’aspetto mentale. Ci sono tanti fattori. E ora penso a questa stagione», glissa Sara, giustamente.
La campionessa olimpica
Vogliamo però soffermarci a proposito di quanto l’oro vinto a Pechino 2022 abbia significato per lei, e cosa sia cambiato da «olimpionica», dal greco olympionìkes, parola composta di Olympia e nìke, vittoria. «La stagione 2022 per me è andata davvero bene. Ho raggiunto alcuni dei miei obiettivi per cui avevo lavorato con tanto impegno per molti anni. Una volta che conquisti qualcosa che volevi, la tua prospettiva cambia: cosa significa per te un certo risultato, come ti relazioni con la tua attività. Penso che sia soggettivo, ognuna reagisce diversamente e ci è arrivata con il proprio percorso. Posso dire che diventare campionessa olimpica ha cambiato in qualche modo la mia prospettiva e relazione con lo sci, e sicuramente è cambiato il modo in cui le altre persone mi vedono. Io ho raggiunto il vertice più tardi di molte altre ragazze, ero già una persona matura. La medaglia, o gli altri risultati che ho ottenuto, penso non abbiano cambiato il mio modo di essere».
L’oro olimpico conquistato in gigante a Pechino
Spiega come si sente ad essere presentata con il titolo raggiunto. «Sì a volte mi chiamano, Sara Hector, la campionessa olimpica. Non è che ci sia abituata, perché non capita tutti i giorni, ma ad esempio a programmi televisivi, radiofonici, alle gare, e ad altri eventi. Devo dire che sono molto fiera quando lo fanno».
Una svedese in austria
Pur amando tradizioni, stile di vita, cultura e cibo del suo paese, per motivi logistici abita «in Austria ora, da circa un anno e mezzo. In inverno in modo stabile. Mi piace stare in Austria e per lo sci è molto pratico, anche se la Svezia mi manca. Per me il mio paese ha qualcosa di speciale. Riesco a trascorrerci dei lunghi periodi in estate con la famiglia, anche quando mi alleno. Faccio base a Stoccolma, i miei hanno un cottage su un’isola dell’Archipelago, a poche miglia dalla capitale, anche se abitano a Sändviken».
La campionessa olimpica si riconosce nei valori del proprio paese, come l’uguaglianza di genere. «Penso che sia molto positivo che da noi, in Svezia, le ragazze sono cresciute come i ragazzi, hanno le stesse possibilità, gli stessi mezzi. Questo non è così comune in altri paesi, anche europei. È un bene che nello sci il circuito femminile e quello maschile siano praticamente al pari livello, non penso ci siano grandi differenze, come non dovrebbero essercene in effetti».
Il giorno della Laurea! Poi con a fianco la madre e il fratello
Sara ama gli sport acquatici, come la vela e lo sci nautico, molto praticati nell’Archipelago, ma anche la vita in montagna. Da buona scandinava si diletta con lo sci nordico in inverno, e pratica il trekking e la mountain bike in estate, «da sportiva per me è importante stare sempre in moto», rivela.
La Svezia per Sara significa anche Åre, dove ha vissuto per un periodo, e dove con il fidanzato Robin Törnqvist ha ristrutturato una casa d’epoca. Un’operazione che è anche stata seguita da un canale televisivo. «Abbiamo comprato una casa, un edificio del 1800 quasi per caso, da un annuncio. Il mio fidanzato lavora nelle costruzioni, ma ci siamo resi conto solo in seguito, di esserci imbarcati in un progetto molto importante senza davvero sapere dove saremmo finiti. Ci abbiamo lavorato davvero molto, e adesso sono molto soddisfatta di quello cha abbiamo fatto e ottenuto. L’abbiamo rinnovata e ampliata. Ci è voluto tempo, ma abbiamo fatto quasi tutto da soli».
Lo sci non mi basta
Oltre al progetto di ristrutturazione, negli ultimi anni Hector si è tenuta impegnata anche con altre attività parallele all’impegno di atleta professionista. Dopo le scuole superiori ha conseguito una laurea in Economia. Ed intrapreso poi un secondo corso di studi, laureandosi anche in Psicologia.
Come se lo sci non le bastasse, è sempre stata impegnata in attività collaterali, anche impegnative: «A volte mi focalizzo troppo su quello che sto facendo. Mi fa bene che qualcos’altro mi distolga un po’ dallo sci. Ho finito con la laurea in psicologia, e adesso non ho altri progetti o studi da fare e questo mi sta un po’ mancando. Dovrei proprio trovare qualcosa di nuovo di cui occuparmi». La campionessa sorridente è un ottimo esempio di successo nel multitasking, un talento che non è da tutti!
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