Si riparte dal trionfo di ivica Kostelic e ci siamo divertiti a confrontare la sua stagione con quella dei vincitori di Coppa che hanno raggiunto tale obiettivo vestendo i panni del combinatista. Fa male, ma da questa analisi abbiamo dovuto tenere fuori Ingemar Stenmark e Alberto Tomba, grandissimi e probabilmente insuperabili nei «numeri» conquistati in slalom e gigante ma ancorati soltanto alle due «specialità tecniche», il primo per aprioristica scelta programmatica e «ideologica», il secondo per scelta…di opportunità, compiuta dopo lo spaventoso volo nel superG della Val d’Isère del 10 dicembre 1989 che gli aveva consigliato (con il contributo sentito di mamma Maria Grazia) di abbandonare per sempre la velocità dove pure avrebbe avuto gli attributi atletici per emergere. Col groppo in gola, abbiamo valutato anche le stagioni di Coppa a partire dalla introduzione nel calendario delle gare di superG (1982/83), perché si sono rivelate decisive, lo snodo cruciale del processo di velocizzazione delle discipline dello sci da discesa. Senza quest’altro doveroso spartiacque avremmo senz’altro dovuto accogliere nella nostra analisi l’immenso Jean Claude Killy della prima edizione della Coppa capace di 12 vittorie su 17 gare e di una sequenza di sei vittorie consecutive dal 9 gennaio al 27 gennaio 1967 con dentro un gigante (Adelboden), tre discese (Wengen, Kitzbühel, Megève) e due slalom (Wengen e Kitzbühel). E, naturalmente, avremmo dovuto accennare anche al Gustavo Thöni del 1975, sei volte vincitore tra slalom, gigante, combinata e parallelo gardenese con la perla del 2° posto in discesa a Kitzbühel a un pelo da Franz Klammer. Fatte tutte le opportune premesse di metodo, torniamo a Ivica Kostelic. Il suo gennaio 2011 è stato immenso: il 2 nel parallelo di Monaco, il 9 nello slalom di Adelboden, il 14 nella Supercombinata e il 16 nello slalom di Wengen, il 21 nel superG e il 23 nella combinata di Kitzbühel, il 30 nella Supercombinata di Chamonix. Delle sue 18 vittorie complessive in Coppa del Mondo, sette sono state ottenute lo scorso inverno (tutte in gennaio) sciorinando, a 32 anni, una brillantezza tecnica e atletica che gli ha consentito un rendimento eccezionale nei due poli estremi delle sfide agonistiche, dallo slalom alla discesa (11° a Kitzbühel, 12° a Wengen) passando per quel primo straordinario successo in superG ottenuto sulla Streif su cui in pochi avrebbero scommesso. Il gigante è stato l’anello debole della sua collana di perle ma anche tra le porte larghe ha raccolto qualche punticino (10° ad Hinterstoder, per esempio) per costruire quel dominio che gli ha consentito di conquistare la Coppa con 400 punti vantaggio (1356 contro 956) sul secondo in classifica (Didier Cuche). Considerando il rapporto tra Ivica e il padre non può che venire in mente il binomio Marc-Helmuth Girardelli. L’atleta del Lussemburgo, ha fatto ancora di più nel nobilitare la polivalenza non come rifugio di aurea mediocrità ma come vetrina di assoluta eccellenza. Infatti se già il gennaio 2011 di Kostelic è stato straordinario, la stagione 1989 di Marc Girardelli resterà per sempre nella leggenda. I dettagli di vittorie e piazzamenti da podio li trovate nella tabella (VEDI FOTO) a lui dedicata che secondo noi rimane la rappresentazione massima dell’efficienza polivalente ma, insomma, in quella stagione che gli avrebbe dato la terza delle sue cinque Coppe del Mondo, Girardelli vinse almeno una volta in ognuna delle 4 specialità dello sci alpino. Nello stesso exploit (una vittoria in ognuna delle specialità nella stessa stagione) è riuscito soltanto Bode Miller nel 2004/05 ma non con la stessa concentrata, abbagliante sequenza temporale. L’analisi prende in considerazione anche lo yankee di Franconia, ovviamente Zurbriggen, Pauli Accola del 1991/92, l’eccezionale Hermann Maier del 2000/01 (la più clamorosa delle sue stagioni al top) e lo Stefan Eberharter del 2001/02. Gli ultimi due, ancora più degli altri, emblemi di quella «polivalenza veloce» che negli ultimi quindici anni ha attratto il gigante verso la velocità ed escluso nettamente lo slalom dal proprio impegno. Ma la polivalenza può avere diverse facce, essere modulata su diversi spartiti e con diversi toni di intensità. Quella esibita da Ivica Kostelic la scorsa stagione avrà anche avuto la nota un po’ stonata del gigante e un numero di vittorie inferiore ad altri di questa galleria di grandi ma merita senz’altro di entrare anch’essa tra i capolavori del genere.
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