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INNER MEDAL: Dove ha perso l”oro (o vinto l argento?

 Dove ha perso l’oro Inner? Questa la domanda più gettonata al parterre, dove tutto lo staff italiano festeggia, con un pizzico di amaro in bocca per quei 6/100 che separano una grandissima prestazione e il sogno di ogni atleta, l’oro olimpico. Ecco la risposta: Inner ha perso l’oro su quella seggiovia che si è fermata e ha fatto ritardare la partenza di 15’, fatali per la neve nel tratto finale, che scaldandosi è diventata sempre più lenta. Non è un caso che sul podio ci siano Mayer numero 11 e Jansrud numero 8. Inner col 20 è stato il migliore dei big, sciando in modo stratosferico la parte alta e difendendosi in quella finale. Alberto Ghidoni, coach azzurro che stava appostato nell’ultima parte di pista, ha detto che si vedeva ad occhio la neve mollare e rallentare sempre più gli sci dei concorrenti. Fra i compagni di Inner vediamo gioia pura negli occhi di Peter Fill e Dominik Paris, soddisfatti per la loro gara e per la medaglia di Christof. Più deluso Werner Heel. Emozione infinita e anche commozione per Claudio Ravetto: “L’Olimpiade è proprio un’altra cosa rispetto alla Coppa del Mondo, anche per noi tecnici!”. Ecco Innerhofer in sala stampa per la conferenza.  

Un Innerhofer pacato quello che parla in sala stampa. La prima richiesta è per del cibo: “Ho fame!”. Viene accontentato con una banana e altra frutta. A chi gli chiede se sia dispiaciuto per quei 6/100 che lo separano dall’oro risponde convinto di “no, perché il mio sogno e il mio obiettivo era la medaglia, di qualsiasi colore, e quella ce l’ho. Bisogna guardare anche indietro a volte, pochi centesimi in più e sarei stato quarto, quindi va bene così. Oggi ho sciato la miglior gara della mia stagione, ho tagliato il traguardo convinto di essere stato bravo, dovevo solo aver la conferma del tempo e l’ho avuta, l’emozione è stata incredibile. Scendendo mi incitavo, mi dicevo cosa dovevo fare in ogni punto della pista, la gara per me era iniziata da due giorni, avevo studiato la strategia fin nei minimi dettagli, con analisi al video e dei tempi, avevo studiato le linee degli altri, le mie, sapevo esattamente cosa dovevo fare. In partenza pensavo che questa gara dovevo viverla come un’occasione da cogliere, perché una medaglia olimpica cambia la vita e l’avrebbe fatto a tre persone sole, quindi poteva andare bene o male, l’importante era viverla serenamente e provando a divertirsi. L’ho fatto e sono felice. Sono il primo italiano sul podio di questi giochi, una bella soddisfazione perché io ci tengo ad essere “il primo che” in qualsiasi cosa. Mi piace. Adesso non penso alle prossime gare, adesso mi godo questa soddisfazione”.

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Marco Di Marco

Nasce a Milano tre anni addietro il primo numero di Sciare (1 dicembre 1966). A sette anni il padre Massimo (fondatore di Sciare) lo porta a vedere i Campionati Italiani di sci alpino. C’era tutta la Valanga Azzurra. Torna a casa e decide che non c’è niente di più bello dello sci. A 14 anni fa il fattorino per la redazione, a 16 si occupa di una rubrica dedicata agli adesivi, a 19 entra in redazione, a 21 fa lo slalom tra l’attrezzatura e la Coppa del Mondo. Nel 1987 inventa la Guida Tecnica all’Acquisto, nel 1988 la rivista OnBoard di snowboard. Nel 1997 crea il sito www.sciaremag.it, nel 1998 assieme a Giulio Rossi dà vita alla Fis Carving Cup. Dopo 8 Mondiali e 5 Olimpiadi, nel 2001 diventa Direttore della Rivista, ruolo che riveste anche oggi. Il Collegio dei maestri di sci del Veneto lo ha nominato Maestro di Sci ad Honorem (ottobre ’23).

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