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Il sogno olimpico di Chiara Di Camillo, “compagna” di squadra di Lara Colturi

Il sogno olimpico di Chiara Di Camillo, “compagna” di squadra di Lara Colturi
C
hiara ha 19 anni, vive a Castello d’Agogna in Lomellina, provincia di Pavia, è un’atleta dello Ski Team Valtournenche ed è allenata dal lupo di mare Franco Carrozza. E fin qui, niente di particolare.

La notizia diventa storia quando si torna un po’ più indietro. Sua mamma Sosiana, nata e cresciuta in Albania, da ragazza si trasferisce in Italia alla ricerca di un lavoro. Il piano funziona e trova anche l’uomo della sua vita. Da quell’amore nasce Chiara. Che inizia a innamorarsi dello sci, quando, a nove anni (dicembre 2013), i suoi, da sempre amanti della montagna, organizzano il Capodanno a Madonna di Campiglio assieme ad amici.

Chiara tra lo zio Claudio e mamma Sosiana nel bar di famiglia a Castello d’Agogna (PV)

Uno di questi, Marco Dellatorre, il «colpevole» di tutto, le mette gli sci ai piedi prima di consegnarla alle cure tecniche di una maestra di sci. Due giorni sono sufficienti per capire che lo sci è un gioco meraviglioso, più di qualsiasi bambola e la neve trasmette una gioia immensa. Ci mette davvero poco a convincere i genitori a iscriversi allo Sci Club Devis Sport della vicina Garlasco.

Il programma non è molto ricco, 4 week end a Pila in tutta la stagione, con la classica trafila, dal livello principianti fino alla pre agonistica. Con l’ingresso nelle categorie Children arrivano le prime gare. Conquista subito il titolo provinciale e si butta nella mischia in quelle regionali.

La famiglia fa sacrifici e riesce a garantirle tutto ciò che le serve per divertirsi in quello che si rivela qualcosa di più di un’attività sportiva. La passione inizia a pervaderla. Quando esce da scuola non va a casa a fare i compiti ma sale al primo piano del negozio Tuttosci di Gianni Romé, dove il mitico Pierino prepara una montagna di sci ogni giorno. Si siede vicino al banco da lavoro e impara a sciolinare e a far le lamine.

Per fare pratica nella cantina di casa ci piazza un tavolo. Un amico falegname le regala due morse fatte di legno e via, quel locale diventa la sua skiroom. Ma spunta un problemino: 12 giorni di sci in un anno non bastano più: «Io volevo sciare tutte le domeniche, ma non era una cosa facile. Qui siamo pochissimi a sciare in agonistica, inoltre occorrevano un bel po’ di soldi. Era il mio sogno ma sapevo di non potermelo permettere». 

Ai campionati nazionali disputati a Kronplatz

MA LA SVOLTA C’È STATA…
L’anno prima del covid, i primi di giugno del 2019, sento un certo profumino di sci estivo. Ne avevo sentito parlare e mi sarebbe piaciuto tantissimo vivere quell’esperienza mai provata prima. Ma come fare? Gianni ha una soluzione: chiama l’amico allenatore Tiziano Riva che all’epoca seguiva i piccolini dello Sci Club Savona e mi aggrego nella trasferta a Les 2 Alpes. 

E DA LÌ…
E da lì una gran bella figuraccia! Quei marmocchi, categoria cuccioli, avevano in spalla zaini più grandi di loro, scarponi da Coppa del mondo, sci da slalom e da gigante, caschi e maschera da pro! Io mi sono presentata con un paio di scarponi col pelo! Gli sci da slalom me li avevano prestati ma niente protezioni per l’avambraccio e nemmeno i parastinchi. Avevo 13 anni e non avevo mai sciato prima tra i rapid gates. Nonostante l’imbarazzo mi sembrava di toccare il cielo con un dito. 

E TI SEI SCOPERTA SLALOMISTA?
Ma quale slalomista, un vero disastro, due, tre passaggi e poi fuori! No, non fa per me, solo gigante. 

SEI COSÌ PASSATA AL SAVONA?
Avrei voluto ma era una strada impraticabile: seguivano il circuito ligure e si allenavano a San Giacomo o a Prato Nevoso, destinazioni troppo lontane per me. No, rimango al Devis, ma il coronoavirus interrompe le attività. Alla ripresa, pronti via, cado e mi “coloro” il viso, ma dopo una settimana sono di nuovo in pista col Devis Sport col quale termino la stagione. 

E SI RIAVVICINA L’ESTATE…
Destinazione Zermatt. Ivo del Brallo di Cervinia mi dà uno sci da gigante in prova per i tre giorni fissati, di una lunghezza adeguata. Fino a quel momento usavo il 165, misura da ragazzini, mentre io mi apprestavo a entrare nella categoria Giovani. Quel primo giorno sulle nevi svizzere la mia vita cambierà radicalmente!

NON DIRMI, FAI IL MIGLIOR TEMPO IN SLALOM!
Sì, figuriamoci, molto meglio! Vedo un signore con addosso la giacca a vento della Federazione Albanese. Mai vista prima e non pensavo nemmeno esistesse. In realtà scoprirò che si trattava di un docente del corso maestri. Ma finisco la mia tre giorni e restituisco gli sci a Luca (figlio di Ivo), quando nel negozio vedo appesa una giacca a vento con la bandierina albanese.

Con l’attuale allenatore del Valtournenche Franco Carrozza

A quel punto mio padre, che era salito per riportarmi a casa, chiede a Luca il motivo di quella divisa. Luca era lo skiman di un atleta che si era trasferito a Cervinia, Erjon Tola. Avere il suo numero non è stato così difficile. Tempo un’oretta e ci incontriamo nel piazzale dinnanzi alla telecabina. 

VOLEVI L’AUTOGRAFO?
Volevamo soltanto capire com’era la situazione dello sci alpino in Albania. Ripeto, non sapevo nemmeno esistesse una squadra. Poi a momenti svengo quando Erjon mi dice: “Sì, in effetti ci mancherebbe una ragazza per i Mondiali di Cortina”. Non so se ci rendiamo conto! Chissà che credeva fossi capace di fare. Non andavo nemmeno come quei ragazzini io. 

PER QUESTO GLI HAI RISPOSTO DI NO…
Eh sì, bravo… si può dire di no a una cosa del genere? Io sono italiana, nata e cresciuta in Italia e di albanese conosco solo qualche parola e non avevo mai richiesto il doppio passaporto. Ma il mio sangue è per metà albanese e dinnanzi a questa opportunità ho avvertito una scossa patriottica che non avevo mai avuto.

Alla fine, quel che più contava per me era avere la possibilità di divertirmi in gara. Ci metto un mesetto a recuperare tutti i documenti, che imbusto e carico su un pullman con direzione Tirana. Fin quando mi chiamano e vado là per ritirare il passaporto e iscrivermi nelle liste della federsci albanese e in quelle Fis.

COSÌ, DAL GIORNO ALLA NOTTE, SEI PASSATA DA UN ALLENAMENTO COI RAGAZZINI A UNA SQUADRA NAZIONALE!
Forte vero? Non so, forse era una cosa piò grande di me e non mi rendevo ancora ben conto di cosa significasse. Però inizio ad andare in giro per acquisire punti Fis, condizione necessaria per poter andare ai Mondiali. Io ai Mondiali… ti rendi conto?

IN GIRO A FAR GARE DOVE?
La prima in Montenegro, due giganti e due slalom ma tra le porte strette non riuscii a confermare i punti perché caduta in entrambe le manche. Ma ce n’erano altre all’Abetone e questa volta rimasi dentro! Insomma, punti, certamente alti, ma presi. Poi Cortina! 

La trasferta della prima Fis in Montenegro

UNO STAFF TUTTO PER TE?
Quale staff? Un passo indietro, quando è partito il progetto Albania, Erjon mi spostò in uno sci club valdostano, il Club de Ski Valtournenche, dove già si trovava tra gli iscritti un altro atleta, metà e metà come me, della Nazionale Albanese, Ezio Lionetti (ora fa il maestro a Cervinia).

Quindi tesserata Fisi per le gare nazionali, e tesserata per l’Albania per le Fis. Finisco nelle mani di Franco Carrozza che aveva a disposizione due mesi per portarmi a un livello da Mondiali!

QUAL ERA IL TUO LIVELLO?
Uno spazzaneve un po’ più chiuso! Infatti, Franco appena mi ha visto non poteva crederci. Mani nei capelli ovviamente. Mi ha ribaltato come un calzino a cominciare dall’attrezzatura. Sono passata dal 165 al 188 Fis da gigante e dallo scarpone 90 al 130 da gara.

Non riuscivo a fare una curva, tornavo a casa piena di botte e di lividi perché cadevo sempre. Ma andavo avanti imperterrita. Non mi spaventava quella situazione. Io volevo gareggiare a tutti i costi!

TECNICI ALBANESI LI HAI MAI VISTI?
Nella trasferta in Montenegro. Mi sono incontrata a Malpensa con un altro atleta, Kevin Qerimi di Bardonecchia, atterrati a Tirana abbiamo dormito a casa di mia nonna, poi ci sono venuti a prendere. Nel team c’è anche Denni Xepa, di Sestriere, ma lui è entrato dopo in Nazionale, mentre il fratello più grande Sildi è allenatore. 

BELLE GARE?
In slalom, da dimenticare, ma per forza, avevo iniziato a fare qualche allenamento solo in quell’estate! Era la prima gara che facevo tra i pali stretti. Meglio in gigante, ma il mio livello era quello che era.

E ARRIVANO I MONDIALI DI CORTINA?
Ci arrivo con un bel livido che mi copriva metà gamba. Ero caduta la settimana prima. Per quel motivo decisero di non farmi fare il gigante, ma – udite, udite, solo lo slalom. Alè! In effetti si trattava di un gigante tosto, pista difficile, ripida, terreno barrato e sentivo dolore a ogni curva. Scoprirò dopo di avere anche un versamento nel ginocchio. 

PETTORALE NUMERO?
Numero 105, pista verticale, barrata, non riuscivo a stare in piedi nemmeno durante la ricognizione. Mi accompagnava una ragazza dello staff albanese ma non era un’allenatrice. Non c’è mai stato un tecnico federale alle gare, quindi ero totalmente da sola. Erjon seguiva solo uomini. Oggi c’è Sildi e bene o male Daniela Ceccarelli e Alessandro Colturi anche se seguono Lara. Per di più, causa restrizioni covid, non c’erano nemmeno i miei genitori. 

HAI TAGLIATO IL TRAGUARDO?
Incredibilmente sì. Sono arrivata ultima, ma il mio livello era quello, non poteva finire diversamente. Ho concluso in 65esima posizione e, accidentaccio, si qualificavano per la seconda solo le prime 60.

Domanda velenosetta: in gara si cerca sempre di vincere, ma qual è lo spirito se si è consapevoli di non poterci riuscire?
A me è sempre piaciuto gareggiare, amo follemente sciare, amo quel senso di sfida, io e il tracciato. La mia gara è quella, divertirmi il più possibile, misurarmi con me stessa. Poi c’è anche il cronometro e le avversarie, ma non sono aspetti prioritari per me, altrimenti avrei già smesso. Ogni volta che mi presento al cancelletto è un’esperienza diversa. Mi aiuta a crescere e a essere partecipe di una condivisione con le altre.

Quindi non ti sei mai demoralizzata?
Assolutamente sì, perché più vado avanti e più miglioro e allora aumentano le aspettative. Così, quando le cose non riescono, come tutti, il morale scende ai minimi termini. Tornata da Cortina, anche a casa non mi vedevano più come prima. Noi abbiamo un bar tabacchi a Castello d’Agogna con una clientela affezionata. Molti sapevano che ero andata a fare i Mondiali per cui, totalmente ignari di ciò che accade nel mondo dello sci, mi consideravano come fossi la Shiffrin in mezzo a un gruppo di sciatori scatenati. Foto, autografi, abbracci… mamma mia che imbarazzo!

Non hai mai cambiato i tuoi obiettivi?
Migliorare a sciare, solo che una volta acquisito un punteggio Fis decente poi abbassarlo si è rivelato molto complicato. Quando è ricominciata la scuola (Scientifico – Scienze applicate) in presenza ho avuto una battuta d’arresto. I miei docenti non hanno mai accettato la mia attività sportiva, anzi facevano di tutto per mettermi i bastoni tra le ruote. L’unica cosa, mi concedevano le assenze previste dalla legge. Alla fine, non andavo bene a scuola (presi un debito) e non miglioravo in gara.

Colpa di Carrozza!
Ma no, figuriamoci, Franco è un tesoro. In realtà andavo molto bene in allenamento. Era in gara che il mio rendimento calava sensibilmente. Sciavo dimenticandomi dei progressi raggiunti. Vai a capire perché. La testa… Per questo motivo ho saltato sia i Mondiali Junior che le Olimpiadi di Pechino, perché non sono riuscita a far punti, colpa anche di due infortuni, caviglia destra e caviglia sinistra. Insomma, proprio un brutto periodo che mi ha portato a essere a un po’ intrattabile. E posso dire che è stato Franco ad aiutarmi tanto a non mollare. 

Come?
Spiegandomi i motivi tecnici per cui non riuscivo a sbloccarmi. Ad esempio, non mi allenavo a sufficienza a livello fisico. Poi la mancanza di concentrazione, ovvero difficoltà a mettere da parte gli stress della vita quotidiana, il che mi impediva di fare le cose giuste in pista. Dopo un po’ di lavaggi di testa, l’anno scorso la situazione è nettamente migliorata. Grazie anche a un po’ di novità: discesa e superG!

Sulla mitica 500 in trasferta con Ester Bako per raggiungere Courchevel: All’interno 8 paia di sci e tutto l’occorrente. 

Urca, dove?
Mi presento in Val Gardena per le mie prime gare delle due discipline. Avevo fatto un allenamento di un giorno solo con gli sci da discesa a Cervinia, ma accadde un imprevisto: Franco venne centrato in pieno da un turista spaccandosi le costole! Senza appoggio tecnico e morale esco dal cancelletto e tocco i 120 all’ora! Una figata mondiale! Non mi faceva paura la velocità, caso mai temevo di non saper gestire le situazioni più complicate, priva di esperienza e anche di forza.  

E allora il morale ritorna alle stelle…
In realtà col gigante non miglioro cosa che invece accade in slalom. Cose da pazzi! Però sì, il periodo buio finisce. Poi, in casa Albania arriva la novità Lara Colturi. Mi sembrava assurdo. Io correvo con l’autografo di Daniela Ceccarelli sul casco e lei era la madre della mia compagna di squadra! Per certi versi per me poteva anche essere più complicato. Lei è un fenomeno e bene o male il confronto lo fai, ma poi metti sul piatto tutto e allora scivola via ogni cosa. 

Con Lara Colturi e Kevin Querimi

L’hai conosciuta?
Sì a Kronplatz ai campionati albanesi. Non stava benissimo ed è uscita nelle due gare, così mi sono confermata campionessa albanese. 

Ma ti senti più italiana o più albanese?
50 e 50. Sono cresciuta con l’educazione di due culture diverse, mamma e papà, ed è nato un mix. Gli albanesi sono molto più aperti, si aiutano tantissimo. Per dirti, se bussi alla porta di un italiano difficilmente la aprono, al contrario degli albanesi. 

Torniamo sulla neve: Mondiali di Courchevel!
Prima i Mondiali Junior a St. Anton, nella trasferta peggiore della mia vita. Non stavo bene, temevano avessi l’appendicite. Ero da sola perché il team Lara era in un altro hotel e finisco al pronto soccorso. Dimessa vado al cancelletto ma scio male. Daniela e Alessandro mi raccolgono col cucchiaino e per la prima volta mi sento come le altre atlete, perché la loro vicinanza mi ha fatto sentire parte del sistema. Mi hanno aiutato a preparare gli sci e accolta nel loro team. 

Un po’ tutto diverso ai Mondiali di Courchevel. Eravamo in tre, Lara, io ed Ester Bako, cugina di Kevin, genitori albanesi ma nata in Italia. Mi presento con gli sci rotti. Il giorno prima del gigante mi fermo a Bardonecchia per allenarmi, prendo un sasso e mi parte via la lamina. Volevo provare gli sci da gara, ma mi è andata male, così ho dovuto usare quelli da allenamento. 

Anche in questo caso senza allenatore?
Solo Ester ed io, partite con la mia 500 con dentro 8 paia di sci, scarponi, zaino, valigie! Per starci ho dovuto togliere il sedile davanti. Morale: in gigante non mi sono qualificata nelle top 60, quindi niente seconda manche. Peccato perché rispetto a Cortina la pista era molto più semplice. In slalom, molto meglio, ma rispetto a Cortina sono uscite in poche.

Obiettivi futuri?
Quest’estate ho sciato tantissimo a Zermatt, ho preso anche una mental coach e mi sono spaccata di preparazione atletica. Miseria che fatica, però mi accorgo di essere un’altra: forte, agile, dinamica. L’appuntamento clou è il Mondiale Junior, poi abbassare i punti, ovviamente.

E nel mirino Milano-Cortina…
È il sogno della mia vita. Chiara Di Camillo Lara Colturi Chiara Di Camillo Lara Colturi Chiara Di Camillo Lara Colturi Chiara Di Camillo Lara Colturi Chiara Di Camillo Lara Colturi

About the author

Marco Di Marco

Nasce a Milano tre anni addietro il primo numero di Sciare (1 dicembre 1966). A sette anni il padre Massimo (fondatore di Sciare) lo porta a vedere i Campionati Italiani di sci alpino. C’era tutta la Valanga Azzurra. Torna a casa e decide che non c’è niente di più bello dello sci. A 14 anni fa il fattorino per la redazione, a 16 si occupa di una rubrica dedicata agli adesivi, a 19 entra in redazione, a 21 fa lo slalom tra l’attrezzatura e la Coppa del Mondo. Nel 1987 inventa la Guida Tecnica all’Acquisto, nel 1988 la rivista OnBoard di snowboard. Nel 1997 crea il sito www.sciaremag.it, nel 1998 assieme a Giulio Rossi dà vita alla Fis Carving Cup. Dopo 8 Mondiali e 5 Olimpiadi, nel 2001 diventa Direttore della Rivista, ruolo che riveste anche oggi. Il Collegio dei maestri di sci del Veneto lo ha nominato Maestro di Sci ad Honorem (ottobre ’23).

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