C’erano i Kostelic, ci sono i Moelgg, ma il futuro sembra appartenere a loro, ai Meillard, Loïc e Melanie. Sono svizzeri, 21 anni lui, 19 lei, hanno fisici e caratteri diversi come il giorno e la notte, ma in comune un talento straordinario e piedi d’oro che sugli sci sembrano poter fare qualsiasi cosa.
Vivono a Heremence, nel vallese, sopra Sion. Si sono trasferiti qui da piccoli, abitavano in pianura prima, a Neuchâtel, e fra i monti salivano per passare le vacanze e per sciare, la grande passione di famiglia. Ma poi papà Jacques ha fatto la scelta della vita, ha venduto l’impresa di installazioni elettriche che lo aveva mantenuto per anni, ha fatto un buon affare, ha investito in immobili et voilà, a nemmeno 50 anni può permettersi di vivere di rendita e soprattutto di seguire da vicino la crescita agonistica dei due figli. Casa Meillard è uno chalet a monte del villaggio su un balcone panoramico: sotto si snoda la vallata, attorno ci sono solo natura, montagne, boschi, prati e mucche pacifiche che, quando arriverà la neve, si ritireranno e lassù, a pochi metri dalla casa, apriranno gli impianti e le piste di sci. «È un paradiso, viviamo tranquilli qui, in effetti non abbiamo molti vicini, se non qualche animale…».
Melanie è il ritratto vivente della serenità, sorride, anzi ride, spesso anche rumorosamente, di gusto, fa effetto quindi sentire il fratello Loïc dire che il suo difetto principale è «la tendenza ad innervosirsi facilmente». A Sölden, dopo l’uscita nella seconda manche a un passo dal miglior risultato della carriera nella specialità (era settima a metà gara), l’abbiamo vista un po’ scura in volto, ma chi la conosce bene, mamma Carine ad esempio, assicura che anche dopo i momenti difficili Mel sa tirarsi su da sola, con grande forza di carattere. L’aspettavamo quindi a Levi più agguerrita che mai e non ha deluso alcuna aspettativa cogliendo uno splendido sesto posto.
Lo slalom in effetti è stato finora il suo terreno di conquista preferito e già alla prima stagione di Coppa l’ha vista protagonista dall’inizio alla fine con il sesto posto nello slalom di Levi, il quinto alle finali di Aspen, in mezzo altri piazzamenti che l’hanno portata al numero 15 delle classifiche mondiali. Ma, sorriso e serenità a parte, cosa rende questa ragazzona svizzera così speciale? Innanzi tutto la sciata: leggera e morbida come poche, sembra accarezzare la neve, non incide mai troppo con le lamine ma allo stesso tempo non si mette mai di traverso. Traduzione: ha un talento pazzesco, ha una capacità rara di stare sugli sci che, a detta del suo allenatore di gioventù Julien Vuigner e del padre, è dovuta al fatto che in gioventù ha sciato tantissimo in campo libero, in neve fresca, nei boschetti, nelle gobbe, in tutte quelle situazioni insomma che fra i pali di un tracciato non si possono creare. Se si chiede a lei quali sono le sue doti scoppia a ridere come a dire cosa ne so? Se la domanda si gira al fratello Loic, con il quale il rapporto è davvero di grande complicità, la risposta è «perseveranza e la capacità di buttarsi sempre a tutta senza riflettere troppo». Lei annuisce, ammirata. «A scuola era lui il più bravo, sugli sci anche, ma logicamente, visto che è più grande ed è un maschio!». Adesso però la più forte è lei, almeno a guardare i risultati, anche se Loic, due ori ai Mondiali junior e due top 10 in gigante in Coppa (sempre a Kranjska Gora), affronta la stagione con grande sicurezza e ci è rimasto molto male di non poter festeggiare il 21° compleanno domenica 29 ottobre con un super risultato a Sölden, gara poi cancellata.
Ma il primo colpetto non si è fatto attendere: sesto nello slalom di Levi, trascinato da una squadra che ha dimostrato di essere globalmente la più forte, con 4 atleti nei primi dieci (Yule e Aerni quarti, lui sesto e Schmidiger decimo). Certezza per certezza, eccone un’altra: di Mélanie e Loic sentiremo parlare molto presto.
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