Si dice che il settimo anno sia quello della crisi, ma il Golden Team Ceccarelli sembra aver scampato il pericolo trasformandolo in gioia. Dalla nascita del club, infatti, per la prossima stagione approdano alle categorie giovani quegli atleti che sin da giovanissimi hanno fatto insieme ai loro genitori la scelta del Golden Team.
Una squadra che sin da subito si è posta in modo differenziato nello scenario degli sci club piemontesi, puntando sull’eccellenza. Un obiettivo ambizioso, perseguito attraverso gruppi agili di massimo 7 atleti, ciascuno guidato da un coach con esperienze di carattere elettivo nel mondo dell’agonismo.
Una scelta controtendenza per via di un programma giudicato intensivo e spesso criticato da alcuni perché caratterizzato da un’offerta di molteplici camp estivi ed autunnali. Di cui i primi con base fissa nel ghiacciaio di Les Deux Alpes. Gli altri corredati anche dall’esperienza del viaggio oltreoceano presso i centri di allenamento federali americani.
“Specializzazione precoce? Dei nostri atleti quelli che hanno sciato di più sono anche quelli maggiormente motivati e con il miglior rendimento non solo sciistico ma anche scolastico”.
Questa la risposta secca proprio del Team Principal Daniela Ceccarelli a tali insinuazioni. Diffuse specie da chi vede in questo percorso didattico e formativo caratterizzato dalle tante ore sugli sci, una potenziale causa dell’abbandono precoce. Pericolo di addio all’agonismo di quegli atleti che potrebbero finire per essere nauseati dalla disciplina.
“Tutta questione di focus, il nostro come quello dei nostri atleti è su obiettivi di crescita tecnica come di esperienza di vita. Non sul risultato quindi ma sull’efficacia della propria prestazione”.
Il tema caldo si è riacceso dopo un recente intervento di Daniela a un webinar proprio riguardo al metodo delle 10.000 ore.
Perseguito dall’atleta dei record americana Mikaela Shiffrin, cresciuta e allenata da mamma Eileen. Proprio con l’obiettivo di raggiungere quel numero quale garanzia dell’automatizzazione del gesto.
“Non ci troviamo d’accordo, sebbene possa sembrare che condividiamo lo stesso metodo intensivo per numero di giorni sulla neve. Noi riteniamo che le 10.000 ore siano un obiettivo molto rischioso da perseguire se finalizzato a se stesso.
Ci piace invece pensare che il numero di curve e di ore sugli sci sia solo la conseguenza di un percorso che abbia al centro l’atleta. Nonché la qualità del suo allenamento scandita da momenti dedicati a ciascuna delle molteplici situazioni riscontrabili nello sci. ovvero, neve ghiacciata, molle, scarsa visibilità. dossi, etc.
Al fine di proporre ai nostri atleti tutte le possibilità e strumenti necessari a stimolare la loro crescita e soluzioni, si scia molto, tutto qua.”
Un esempio di questo percorso si ha con Martina Banchi (nella foto qui sopra), primo anno di categoria FIS catapultata nel gruppo Azzurro delle Osservate. Promozione arrivata grazie a una stagione breve, ma per lei intensissima e caratterizzata da acuti.
Come la Fis Giovani di Artesina in cui senza remore ha impressionato tecnici e avversarie per la leggerezza del gesto. E per la spregiudicatezza delle intenzioni senza alcun timore reverenziale nei confronti delle concorrenti più blasonate ed esperte.
Su questa strada ce un’altra Martina. Si chiama Sacchi (foto di copertina), avanti sulla classifica del Gran Prix Italia, compagna di squadra e coetanea della Banchi e inserita nella squadra regionale AOC.
“Una sana competizione quella che è nata e cresciuta nel Golden, dove queste ragazze si sono potute motivare a vicenda. Pur mantenendo ben distinti le proprie caratteristiche e obiettivi.
Le due Martine, infatti sono proprio una l’opposto dell’altra. Sacchi scorrevole, Banchi dalla sciata più aggressiva. Speculari anche le gare e le condizioni dove ciascuna delle due va forte”
Quest’ultimo è il commento di Marchisio, allenatore di questa generazione di satelliti. Che sottolinea come la gestione di un gruppo così piccolo e coeso permetta agli allenatori di personalizzare la proposta ed i servizi.
Ce n’è per tutti e per tutte le discipline infatti. Lo dimostra l’inserimento nella stessa squadra, in qualità di aggregata per le discipline veloci, di Ginevra Trevisan. Stesso anno di nascita, 2003 con la predilezione per la velocità, ma comunque ottima slalomista.
Marchisio poi precisa: “Personalizzare sì, ma specializzare no, perché troppo limitante come percorso di sviluppo tecnico”. Ricordando ad atleti e genitori che la strada è ancora lunga e che puntare su una disciplina porterebbe solo a risultati estemporanei.
Poi non tutto può andare sempre bene. Altrimenti Leonardo Clivio, appena scattato di categoria, si è ritrovato con il legamento crociato rotto (sulla pista di Coppa del mondo Kandahar). Peccato perché fino a quel momento se l’era giocata sul filo dei centesimi con avversari molto forti, come Rigamonti e Bini.
Aggiunge Daniela: “Uno stop forzato in una stagione strana per tutti. Ora l’aggregazione al Comitato è la condizione ideale per lui che ci permette di ponderare i tempi del ritorno in pista. Seguendo il nostro inedito protocollo di recupero dall’infortunio”
La campionessa olimpica precisa inoltre, che il Golden Team sta lavorando a un altro progetto pilota. Quello con Biotekna, società finalizzata all’ottimizzazione dell’alta prestazione e alla prevenzione degli infortuni. Un programma che prevede la misurazione costante dei valori fisiologici degli atleti. E che contiene le cause dello stress, indotto dai circuiti gare. E non certo – precisa il Golden – dalle giornate di allenamento vissute da atleti e ragazzi come una bellissima avventura e guai a chi provi a prevederne il finale.