Non è un argento che vale oro perché dinnanzi a Klaebo bisogna soltantn inchinarsi, ma è un argento puro, vero, appesantito dalla fatica, dal sangue, dalla potenza di un atleta straordinario.
Federico Pellegrino non era partito con grandissima flemma, la sua tattica è stata quella di controllare Klaebo. Terzo nella prima salita, alle spalle anche del russo (OAR) Alexander Bolshunov ma con un pelo di luce tra lui e il norvegese. Kalebo scappa, il russo che comincia a cedere e Pellegrino cerca di fasri sotto. E’ la stessa tatica della semifinale. Pellegrino rimane terzo nella discesa. Dietro sono distanti. Una medaglia è certa. Intanto Klaebo se n’è va via ed è oro sicuro. C’è la volata con Federico che deve recuperare un paio di metri su Bolshunov. Ma la sua progressione è impressionante. Espressione di una forza e di potenza cristallina. Arrivano sulla linea assieme, ma il pattino dell’Azzurro arriva un centimetro prima! E’ medaglia d’argento, bellissima, indimenticabile perché arrivata nella tecnica a lui meno congeniale. E’ la 117esima medaglia per l’Italia alle Olimpiadi.
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