Succede di rado, ma ogni tanto capita che quello che non ti aspetti accada. Segnate questa data, 18 febbraio, ora questa gara: staffetta olimpica 4×0. Sui binari dell’Alpensia di PyeongVhang c’ è Maicol Rastelli, valtellinese dell’Esercito, prima frazionista italiano. Parte a spron battuto e resta attaccato alle Nazioni padrone dello sci nordico d’oggi. Il primo traguardo è del Kazako Poltoranin che però è l’unico dei suoi a saper andare forte. Arriva quasi assieme al russo Larkov e a soli 10 secondi c’è lui Maicol che non ha mai smesso un secondo di dare l’anima alla causa Azzurra. E’ riuscito a darle al francese Gaillard, paladino di un team fortissimo. La Norvegia, con Toenseth invece arranca incredibilmente a una ventina di secondi. Al cambio della seconda frazione, anche questa a tecnica classica, è con Francesco De Fabiani. La Russia se ne va, il kazakistan inizia a cedere e dietro si compattano Italia, Francia e Norvegia. Francesco non sfigura, anzi è lui a tirare. Ed è lui a superare il kazako, mentre Bolshunov continua a tenere la testa con un vantaggio che si mantiene, dopo 3,4 km, di 25 secondi. Per la Norvegia c’è il campionissimo Martin Johnsrud Sundby che a metà frazione tenta di lasciarsi alle spalle il gruppetto ma De Fabiani tiene mentre il francese Magnificat rtiene il passo solo stringendo i denti fino a sgretolarli. Ai 5 km Sundby smette però di tirare e allora Francesco si mette a tirare il gruppo, ma Bolshunov porta il vantaggio a 36 secondi che diventano 40 all’inizio dell’ultimo giro. Intanto d dietro sta rinvendendo la Finlandia, clamorosamente caduta nel giro, mentre la Svezia non si vede. Norvegia, Francia e Italia si guardano, si controllano fino a quando De Fabiani riompe gli indugi e nel tratto più duro tenta di scappare. Mette una luce tra sè e gli altri due di 3, 4 secondi che aumenta nel tratto in discesa. Un tour de force incredibile che porta a soli 30 secondi lo svantaggio dalla Russia. E quando i tre sembrano ricompattarsi, De fabiani riscatta sulla salita più dura, agli 8 km. De Fabiani picchia la spalla di Giandomenico Salvadori con 24 secondi di ritardo dalla Russia, 4 di vantaggio sulla Francia e 8 sulla Norvegia. ora però inizia la frazione più difficile: per la Norvegia c’è il fenomeno Imen Hegstad Krueger. Il terzetto di ricompatta dopo poco e Alexey Chervotkin è sempre meno lontano.Per la Francia c’è Clement Parisse che spudoratamente cerca di prendere l’iniziativa, mentre Krueger sembra non preoccuparsi più di tanto di dover recuperare il gap che lo divide dal russo: non tira, fa tirare. Ci si domanda: Scatterà al secondo giro?, Reggerà il passo Salvadori? Ai 3,3 km il norvegese inizia finalmente a tirare, Salvadori rimane appiccicato alle code di Parisse e il Russo ora è a 15 secondi, ma a metà della terza frazione Chervotkin è preso. Ora c’è un quartetto che ha 44 secondi sulla Finlandia di Matti Heikkinen. Arriva il momento più duro per Salvadori. Si vede che cerca di rimanere vicino non solo con la tecnica, la forza e la fatica. C’è dell’altro…Chervotkin chiede il cambio ma Krueger fa orecchie di mercante. Ma alla prima salita dell’ultimo giro il norvegese rompe gli indugi e tira il fiato a tutti. Russia e Francia stanno al passo e Salvadori invece salta. Si impianta, Non ce la fa più. Perde 15 secondi in un centinaio di metri e questa tendenza si amplifica metro dopo metro. Ma Domenico, rimasto da solo deve davvero fare una faticaccia, con la Finlandia che ormai lo vede. Il nostro pensiero va con largo anticipo a Federico pellegrino, ultimo nostro frazionista, al quale si chiede un miraoclo.
Là davanti Clement è bravissimo a stare dietro a Krueger, mentre il russo inizia a non averne più. A 1,1 km dal traguardo Salvadori paga 48 secondi dalla testa, 40 dal russo. Quando il crollo è verticale sono dolori. Si sta configurando un podio logico che finora solo l’Italia stava mandando in frantumi. Il problema si amplifica perché l’ex campione del mondo Hekkinen va a prendere Salvadori. Rimane accesa una piccola speranza, che anche Chervotkin crolli e che Pellegrino faccia finta di essere in una sprint. Federico parte in quinta posizione a 1’15 da Norvegia e Francia, 58 dalla Russia e a 13″ dalla Finlandia.
Per la Francia c’è Adrien Backscheider, per la Norvegia nientepopodimeno che Johannes Hoesflot Klaebo, per la Russia (OAR), Denis Spitsov, per la Finlandia Lari Lehtonen.
Pellegrino è un deonio ma lo sono un po’ tutti. Spitsov nuon cerca di difendere il bronzo, vuole andarsi a prendere l’oro e i 17 secondi di gap dal duo di testa diventano 11 ai 3,3 km, mentre la Finlandia è quasi presa, ma il russo è a 50 secondi. Conforta sapere che il più veloce nel primo giro è firmato Pellegrino, ma le sorti del bronzo non sono solo nelle sue mani. Si può solo sperare che Spitsov, nel folle tentativo di prendere Norvegia e Francia, crolli, come capitato a Salvadori. Ma questo non accade perché gli 11 secondi diventano 9. Klaebo ha due possibilità, cercare di lasciare al palo il francese o segarlo in volata. Tutto dipende dal russo. E’ per questo che Adrien Backscheider cerca di andar via, sa che in un testa a testa perderebbe, azione che però paga al punto da essere preso e superato da Denis Spitsov. Nel frattempo il sogno italiano finisce definitivamente quando Lehtonen lascia sulla salita più erta Pellegrino che fa la fine di Salvadori.
Il russo è scatenato, cerca di andar via o confidando nel suo stato di grazia, di sfiancarlo per arrivare in volata con un Klaebo meno brillante. Ma il norvegese è un campione di first class, non si batte così. Anzi, forse non c’è nemmeno un modo, perché quando si è più forti c’è ben poco da fare. Non si può però dire non ci abbia provato. Klaeba si spazientisce e la fa finita: a 1 km dalla fine se ne va con una facilità sorprendente. Spitsov rimane di stucco e in un istante perde la vita, ma è tranquillo per l’argento perché anche il francese non ne ha più e rimane a debita distanza. Klaebo saluta, predne la bandiera, quasi camina e taglia il traguardo con 9 secondi sulla Russia, 36,9 sulla Francia, 1’40 sulla Finlandia. L’Italia sparisce, inghiottita anche da Svezia e Germania. Pellegrino supera il traguardo settimo a due minuti e mezzo. Logica e intelligente scelta: sfumata la medaglia non aveva senso spremere ogni energia per arrivari quaeti. Meglio risparmiare forze per la sprint a coppie.
Resta però una grandissima prestazione dell’Italia che mai ci si poteva spettare.
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