L’incubo della mia carriera è qui, davanti a me, piccolina come sempre ma nervosa come mai. Siamo sulla tribuna dei tifosi in Alta Badia e suo figlio Marco Reymond sta per esordire in Coppa del Mondo in uno dei giganti più difficili del circuito. Erika Hess, sì lei, la slalomista più forte nella prima metà degli anni Ottanta, ha deciso di venire in Italia a seguire la gara del terzogenito «perché sul live della Fis è un vero stress, vedi i tempi che scorrono, a volte si blocca tutto e non sai cosa sta succedendo, no, molto meglio essere qui e sostenerlo da vicino». Con Erika ci sono il marito Jacques e Nicolas, il secondogenito che di professione fa il falegname e per hobby il sostenitore di Marco, classe 1994, che chiuderà la prima manche al 56° posto, a quasi sei secondi da Hirscher. «È stata una bella esperienza, Marco non è nei quadri della federazione svizzera, ma lo hanno portato in Coppa Europa ed è arrivato 2° in un gigante, questa convocazione è arrivata all’ultimo momento e per noi è stato un momento di grande gioia. Alla vigilia lo hanno intervistato tutte le televisioni, in Svizzera si sa di chi è figlio anche se non porta il mio nome».
Erika con Jacques e Marco abita a St. Legier nel cantone di Vaud, i figli maggiori (c’è anche Fabian, 30 anni, che la renderà nonna a maggio) vivono per conto loro e lei si coccola ancora il piccolo di casa che però è sempre in giro per le gare tentando di sfondare dopo un intervento di ernia del disco che gli ha fatto perdere il treno per la squadra nazionale. «Ma non ci si arrende, io e Jacques abbiamo deciso di mollare un po’ il nostro lavoro per seguirlo più da vicino, è così difficile emergere nello sci di alto livello che tutto deve funzionare alla perfezione. Marco è seguito dallo stesso preparatore atletico della Gut e dei fratelli Meillard, anche Jacques (che prima di diventare suo marito era il preparatore atletico di Erika, ndr) dice la sua, ma in certi casi è meglio lasciare ad altri il compito di allenarlo. Nel lavoro abbiamo dato, è giunta l’ora di avere più tempo per noi e per la nostra bellissima famiglia». Sempre in forma e già tornata in pista dopo un intervento di protesi all’anca subito a fine agosto («ho un po’ di artrosi»), Erika dal giorno del ritiro si è dedicata alla promozione dello sci in tutte le sue forme e oltre a organizzare camp agonistici per giovani atleti, da oltre 20 anni dà il nome ad un circuito di gare popolari aperte a tutti che si disputano sulle nevi della Svizzera francese (www.erikahessopen.org).
La carriera d’oro
di un talento precoce
Oro olimpico a parte (in slalom fu terza a Lake Placid, 3/100 davanti alla sottoscritta e quinta a Sarajevo nel giorno di Paoletta Magoni), Erika Hess in carriera ha vinto tutto. «I ricordi più belli però sono legati ai Campionati del Mondo, quelli di Schladming 1982 dove vinsi tre ori, quello dello slalom grazie anche a un tuo regalino (ho ancora la foto di te in lacrime mentre io festeggio), ma soprattutto gli ultimi in Svizzera, a Crans Montana 1987, dove di ori ne vinsi due, in slalom e combinata, dove feci tris visto che l’avevo vinta anche a Bormio nel 2005». Non nomina le due vittorie nella Coppa del Mondo generale (1982 e 1984) condite da due secondi, un terzo e due quarti posti in sette stagioni, dal 1981 della sua esplosione al 1987, quando decise di ritirarsi a soli 25 anni dopo aver vinto anche cinque coppe di slalom e una di gigante. «Erano altri tempi, il fisico contava meno, un atleta ora deve essere perfettamente in forma per sopportare certi carichi e la maturità atletica si raggiunge tardi. Per i giovani è più dura emergere, a meno che non siano talenti eccezionali» Come era lei, che a 15 anni si fece notare per la prima volta ai Mondiali di Garmisch con il 9° posto in gigante.
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