Ci sono allenatori non più di primo pelo, che vivono nella totale ombra, o meglio, lontano dai riflettori, ma il cui lavoro e il cui valore non hanno prezzo. Perché non è davvero possibile quantificare ciò che lasciano addosso a un atleta, sia che vinca, sia che perda. Sono persone che non possono fare a meno di alzarsi ogni giorno quando fuori fa ancora buio, che sia bello o sotto la bufera. Salgono a bordo del loro pulmino e come uno scuolabus fanno il giro, casa per casa, per chiamare a raccolta i “loro” ragazzi. Fasci di pali sulle spalle, trapano, sale… In realtà è un lavoro come un altro, non è che il metalmeccanico o il muratore abbiano una vita più facile, tutt’altro. Anzi, c’è pure l’aspetto non indifferente di poter vivere all’aria aperta, spesso in contesti naturalistici meravigliosi. Ma il punto non è questo. I genitori mettono i rispettivi figli nelle loro mani. E non è come lasciarli in palestra pr quell’ora di basket, pallavolo o negli spogliatoi di un campetto di calcio. L’aspetto della responsabilità della loro crescita e della loro educazione sembra più importante. La convivenza, la complicità e la condivisione sono fattori molto importanti e difficili da inculcare nella testa di ragazzi, impegnati in uno sport che non è di squadra. Lo spunto per questo pensiero ce lo dà Elio Presazzi, malenco di Caspoggio, da tanto tempo allenatore del Comitato Alpi Centrali. Atleta dell’epoca dei Pegorari, dei Bruseghini, dei Carpaneto, dei Lenatti, dei Bracelli…, Anni ’70-’75, sci club Rolly Go!
Oggi Elio compie 61 anni, pensavo ne avesse 100! Non certo per l’aspetto fisico, perché è sempre identico da almeno 40 inverni con la sua pelata che è comparsa quasi all’improvviso da capellone che era. Ma si vede sulle piste, con quel fascio di pali sulle spalle da sempre! E tra le porte, anche oggi, sarebbe in grado di darle a tanti! Elio non è riuscito a sfondare anche per colpa di un infortunio capitato al top della carriera, ma per un certo periodo, da Istruttore Nazionale, è stato in assoluto il numero uno per stile, eleganza e pulizia del gesto tecnico. Ma la sua vocazione è sempre stata quella di allenare i giovani. Avrebbe potuto benissimo far parte dell’apparato tecnico delle squadre nazionali, ma l’eccessiva umiltà, la sfrenata passione per la famiglia e il desiderio forte di contribuire a costruire le fondamenta dell’atleta, piuttosto che il tetto, lo hanno sempre tenuto lì. E questo per i ragazzi lombardi rappresenta una grande fortuna. Anzi in vertià per le ragazze, visto che ha sempre voluto seguire il settore femminile (il settore maschile è nelle mani di Simone Stiletto, altro grandissimo patrimonio italiano).
Molte delle ragazze che oggi sono impegnate in Coppa del Mondo e in Coppa Europa portano il suo marchio di fabbrica. In pochi lo sanno, ma a Elio basta vederle lì, sul podio o anche semplicemente al cancelletto di partenza di palcoscenici importanti. Perché si accontenta di aver fatto un buon lavoro. Ma poi anche questa felicità dura un attimo. C’è da tirar fuori dall’oblio qualche nuovo talento Azzurro. Anche in questo è un grande maestro. Tanti auguri caro Elio
Add Comment