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Dorothea Wierer: “Mi sembra ancora tutto così irreale…”

Dorothea Wierer: “Mi sembra ancora tutto così irreale…”
Ed eccola Dorothea Wierer, la prima medaglia a cinque cerchi nella storia del biathlon femminile italiano.

Eh, oggi è stata proprio una bella gara. Soprattutto il tiro in piedi, davvero veloce. Non ho pensato a nulla, è andato tutto da solo. Poi l’ultimo giro è stato proprio duro. Mi sentivo le gambe cotte, durissime. Sapevo che con il doppio zero potevo fare una bella gara e mi ero accorta che dietro stavano recuperando.

Mo ho stretto i denti dando tutta me stessa e questo è bastato. Ho anche una buona posizione per la pursuit, l’inseguimento. L’importante, adesso, è essere riuscita a togliermi un peso e vediamo anche perché domenica danno condizioni meteo in peggioramento con vento e freddo. Adesso però non ci penso ancora, devo smaltire un bel po’ di adrenalina! Anche perché, sinceramente, sembra ancora tutto irreale!

Le aspettative erano molto alte e tutti si aspettavano delle medaglie individuali – continua la 31enne finanziera altoatesina di Anterselva -, anche se sappiamo che il biathlon è uno sport complicato e tutto deve andare alla perfezione.

Le critiche sono state tante nell’ultimo periodo, per questo motivo sono contenta che siamo riusciti come squadra a centrare l’obiettivo.

Tutto il team: allenatori, skimen e direttore tecnico si fanno un “mazzo” enorme ogni giorno, perciò sono molto felice anche per loro.

Non mi ricordo nulla delle sessioni di tiro, l’ultimo colpo a terra addirittura ha pizzicato il bersaglio, che fortunatamente poi si è chiuso, evidentemente la fortuna oggi era dalla mia parte.

Nel tiro in piedi mi è venuto tutto automatico, come dovrebbe funzionare normalmente. Non sempre è facile gestire la pressione. E’ stata una gara bella, sono sempre stata lucida e non ho pensato a nulla nell’ultimo giro, quando sentivo che il risultato era a portata di mano.

Gli allenatori a un certo punto hanno smesso di dare informazioni. Ho capito che stavo andando forte e sapevo di essere in lizza per la medaglia.

L’ultimo giro è stato molto duro sotto il profilo fisico, mi sentivo le gambe stanche perché forse sono partita troppo veloce, ho dato tutta me stessa e ce l’ho fatta.

About the author

Marco Di Marco

Nasce a Milano tre anni addietro il primo numero di Sciare (1 dicembre 1966). A sette anni il padre Massimo (fondatore di Sciare) lo porta a vedere i Campionati Italiani di sci alpino. C’era tutta la Valanga Azzurra. Torna a casa e decide che non c’è niente di più bello dello sci. A 14 anni fa il fattorino per la redazione, a 16 si occupa di una rubrica dedicata agli adesivi, a 19 entra in redazione, a 21 fa lo slalom tra l’attrezzatura e la Coppa del Mondo. Nel 1987 inventa la Guida Tecnica all’Acquisto, nel 1988 la rivista OnBoard di snowboard. Nel 1997 crea il sito www.sciaremag.it, nel 1998 assieme a Giulio Rossi dà vita alla Fis Carving Cup. Dopo 8 Mondiali e 5 Olimpiadi, nel 2001 diventa Direttore della Rivista, ruolo che riveste anche oggi. Il Collegio dei maestri di sci del Veneto lo ha nominato Maestro di Sci ad Honorem (ottobre ’23).

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