La staffetta singola mista è già archiviata ma Dorothea Wierer spiega cos’è successo oggi: “Le avversarie non mi facevano passare”.
In partenza l’Italia indossava il pettorale numero 13, quindi proprio nel mezzo preciso del gruppo di 30 squadre. Perché il 13?
Il meccanismo è un po’ complicato, ma è dipeso dai risultati che in questa tipologia di gara, che non ha sempre lo stesso format, ottenuti in Coppa del Mondo. In particolare ci era andata male a Pokljuka, in Slovenja. Se avessimo schierato un’altra formazione, Vittozzi al posto di Wierer, ad esempio, oggi avremmo avuto il 4 o il 5. Ma dopo una doverosa autocritica che probabilmente in Casa Azzurra è già stata fatta, è inutile recriminare. Doro spiega così l’accaduto in gara al termine della staffetta singola mista dei Mondiali di Anterselva:
“Con il numero 13 sono rimasta imbottigliata al primo giro – ha detto Wierer -, le avversarie non mi lasciavano passare. Quando sono arrivata al poligono le altre avevano già finito di sparare. Poi è andata un po’ meglio nel quarto giro, ma a causa degli errori ho dovuto tirare molto“.
“Ho provato a dare tacche perché pensavo che si fosse alzato il vento, invece non era così, peccato, ma questo è il biathlon. E’ difficile recuperare su questa pista, ma qui bisogna andare a tutta altrimenti non hai chances di riprendere terreno“.
“Io ci ho provato, mi sento molto bene sugli sci, ma oggi non è andata. Se ti trovi subito a recuperare è difficile“.
“Questa è una gara molto veloce, molto particolare, ora torniamo al biathlon tradizionale nelle ultime gare e mi sento carica: voglio provare a fare ancora qualcosa di buono“.