L’orafo ha dovuto fare gli straordinari, perché cambiare al volo una medaglia d’argento in oro non è facilissimo. Ma l’ha dovuto fare perché nella discesa libera olimpica l’elvetica Dominique Gisi e la slovena Tina Maze hanno realizzato lo stesso tempo. Un tempo d’oro, appunto, che solo pochi avrebbero pronosticato alla vigilia. E’ vero, il disegno della pista si addiceva alle caratteristiche di Tina, ma quest’anno la campionessa slovena ha dato troppi segni dic edimento mentale. Eppure, queste fuoriclassi vengono sempre fuori negli appuntamenti importanti ed anche se neppure lei riesce ancora a crederci, è proprio tutto vero. la cura Mauro Pini ha dato i suoi frutti, non c’è che dire. Ma se su Tina Maze ci si poteva attendere un colpo di coda del sangue nobile, scommettere su Dominique Gisin era davvero un esercizio complicato: 7a in Val d’Isère, 8a a Cortina, 9a a Lake Louise. La gioia del gradino più alto del podio l’aveva provata nel 2009 e nel 2010 in discesa, poi riuscì a salire sul podio nel 2011 sempre a Lake Louise quando arrivò terza. Ma se il suo bottino vittorie non è così importante la sua borsa medica è ricca di interventi, ben 5 per cui la mancanza di trofei sono da attribuire al bisturi e non al suo specialissimo feeling con la velocità. Il bronzo parla ancora svizzero, anzi, ticinese grazie alla discesa prelibata di lara Gut. Incavolata come poche Lara perché quei dieci centesimi che la separano dall’oro proprio non le sono andati giù. Ma allora cosa dovrebbe dire Dada Merighetti? Non p per dire la solita frase: "E’ una discesa che vale una medaglia", ma come si fa a smentire questa santa verità? Per noi non è una medaglia di legno, perchè quando si affronta la discesa olimpica con un ginocchio gonfio come un melone, mille titubanze e nessuna speranza per via di una stagione andata storta, significa che il cuore si è impadronito della sua performance e l’ha portata al traguardo da innamorata. Innamorata del suo lavoro, delle sue repsonsabilità per amor di patria e per la sua squadra. Una Dada immensa che tanti giovani dovrebbero prendere come esempio sportivo. Non può esserci sul suo viso delusione, almeno non tanto quanto quello dipinto su tanti visi di chi già si vedeva sul podio: l’elvetica Kaufmann-Abderhalden ad esempio, uscita per un ritardo di linea provocato da un peso eccessivamente caricato sullo sci interno, che l’ha bloccata contro i gonfiabili di bordo pista. Maria Hoefl-Riesch non ha commesso errori gravi, ma non è riuscita a far scorrere veloce gli sci su una neve troppo morbida per la sensibilità del suo piede. Per la dominatrice delle discese in Coppa, con tre vittorie in stagione, si è trattato sicuramente di una grande delusione, anche se la fuoriclasse tedesca un oro in tasca ce l’ha già (SuperK). Ma tra le big deluse c’è sicuramente anche Anna Fenninger autrice di un errore tanto stupido, quanto banale per un genio delle linee. Insomma, le migliori interpreti della velocità non hanno approfittato dell’out di Tina Weirather che proprio non ce l’ha fatta a presentarsi al cancelletto di partenza per l’infortunio patito in allenamento. Senza contare, è bene ricordarlo, l’assenza forzata di Lindsey Vonn. Poteva essere ancora il giorno di Julia Mancuso, considerando la gran discesa eseguita in combinata, grazie alla quale ha conquistato il bronzo in superK, ma questa volta la bellezza americana non è risucita a far velocità nel tratto centrale dove aveva fatto la differenza lunedì scorso. Tutto sommato possiamo essere soddisfatti della prova azzurra: oltre al quarto posto di Dada a 17 centesimi dal bronzo, Elena Fanchini ha concluso al 12esimo posto, 14esima Verena Stuffer e 21esima Nadia Fanchini, tutte bravissime fino a metà pista, la parte più tecnica, per poi perdere molto, troppo tempo, nel tratto centrale, fondamentale per mantenere alta la velocità sui piani. Una bella discesa nel complesso, con tante lacrime a bagnare i sorrisi. Pazzi di gioia Pini, Massi e Vianello, lo staff di Tina.
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