Non bisogna guardare i tempi al traguardo perché non dicono assolutamente nulla. Il riferimento che conta di più è quello fino al penultimo rilevamento. Superato quello Christof Innerhofer si è alzato volontariamente e si è fermato per non sprecare forze inutilmente. La Stelvio quest’anno è terribile, una lastra dalla partenza al traguardo. Tagli il traguardo e non sai nemmeno più come ti chiami! Ebbene, è successo che Inner è partito come un treno proprio come ieri, e pur commettendo qualche imperfezione è arrivato tra i primi in tutti gli intermedi. Importante il quarto che ha superato col tempo di 1’26″95, sei decimi pià lento di Vincent Kriechmayr che rimane il rivale più pericoloso per i nostri. Dominik Paris c’è arrivato con 1″26″76, poi ha proseguito fino al traguardo, alzandosi per poi esibirsi in una serpentina accennata sullo schuss finale. Sesta la sua posizone. Al secondo posto c’è Aleksander Aamodt Kilde ma solo perché è rimasto giù fino all’arrivo. Forse voleva testare la sua tenuta, ma giusto per avere un riferimento, al quarto intermedio è transitato con il tempo di 1’27″50. Sono tutti lì gli austriaci, Daniel Hemetsberger è terzo confermando quanto gli piaccia la pista, ma ha tirato perché in qualifica per un posto, poi, dopo l’amwericano Cochran Siegle, ottimo anche oggi, ci sono Matthias Mayer quinto, Hannes Reichelt sesto. Kilde a parte, invece oggi la Norvegia non si è vista con Aksel Lund Svindal che ha preferito rimanere in hotel, Kjetl Jansrud, lontanissimo come ieri anche nei tratti affrontati col ritmo di gara, così come Adrian Smiseth Sejersted.
Gli Altri Italiani:
Emanuele Buzzi è sceso per studiare le linee con eccesso di zelo, per cui si è tirato sù spesso. Werner Heel, tecnico com’è, si è allineato sui buoni tempi di ieri. Ancora più sul pezzo Mattia Casse che ama queste situazioni: per lui il quindicesimo tempo
Classifica finale seconda prova
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