Diciamolo, era nell’aria e anche un terzo posto ci avrebbe fatto stortare un po’ il sorriso. Questa è la nostra pista, la pista di Dominik Paris che oggi ha domato per la terza volta dopo le vittorie del 2012 e della scorsa stagione. Anche Christof Innerhofer ha felici ricordi in Valtellina perché qui vinse esattamente 10 anni fa, il 28 dicembre 2008.
Poteva spuntarla lui, come sperava, come sentiva dopo le ottime due prove, ma gli è mancato qualcosina: un po’ di peso e una pulizia maggiore sul Ciuk che ha affrontato arrivandoci un po’ storto provocando una linea successiva inevitabilmentre bassa. Dominik invece non ha sbagliato nulla di nulla laddove tutti hanno commesso imperfezioni. Perché la Stelvio quest’anno si è presentata in tutto il suo splendore: ghiaccio dall’inizio alla fine, velocità impressionante, una tritra muscoli! Tante sconnessioni, mai un tratto dove tirare il fiato, sollecitazioni che ti costringono a disegnare linee impeccabili perché non ti consente correzioni. E quando le condizioni sono così al limite i Nostri vengono fuori quasi sempre. Ci ha provato Beat Feuz ma l’elvetico ha lasciato troppo nel primo tratto , 35/100 su Domme, e questo è strano, perché forse è il tratto meno complicato. Il gap è+ aumentato fino a 51/100 a metà percorso e poi non è più cambiato. L’ultimissimo tratto ha invece tolto la gioia del podio al gigante americano Bryce Bennet che è rimasto davanto all’elvetico fino all’ultimo internedio, ma poi, superato il traguardo, quel +67/100 lo ha costretto al quarto posto. Nel medesimo tratto anche l’austriaco Vincent Kriechmayr, tra i favoritissimi alla vigilia, ci ha rimesso le penne, anxche se è stato bravo a mettersi davanti a Matthias Mayer, sesto a +1’17 . I norvegesi sono rimasti distanti: Kilde ottavo, Svindal undicesimo come Max Franz, Jansrud invece si è fermato sulla Carcentina in modo assurdo. E’ arrivato un po’ lungo e non è riuscito a trovare il tempo per invertire gli spigoli. Stava andando alla grande perché perdeva soltanto 10/100 al secondo rilevamento. Nonostante qualche brivido lungo la schiena che ci ha colpiti per tanti altri atleti, vittualmente sul podio dopo i primi 30 secondi di gara, non è cambiato più nulla. Il primo tratto si è velocizzato un pochino quando è uscito il sole, ma poi, dove bisognava tirare fuori gli attributi tecnici, il cronometro ha risposto secondo logica.
Così Paris si porta a casa la sua decima vittoria in carriera. Inner è fermo a sei e l’ultima è arrivata nel 2013 e qui sperava fosse l’occasione giusta per terminare il digiuno. Si è dovuto accontentare del settimo secondo posto. Che proprio male non fa.
Emanuele Buzzi, 23esimo, non si è allineato ai suoi capitani. Ha subito troppo i dossi e non ha azzeccato le linee migliori. Forse per lasciare la firma su queste piste, ha bisogno di un po’ di esperienza in più. 2″28 il suo ritardo. Meglio di lui Matteo Marsaglia che con il pettorale 55 è riuscito a staccare il 19esimo tempo a 2″17. Mattia Casse si è accodato a Buzzi col 24esimo tempo, mentre Davide Cazzaniga non ha concluso la sua prova. Meno efficace la sciata di Werner Heel che è scivolato oltre la trentesima posizione con un ritardo di 3″55. Infine Federico Paini, bravo a recuperar eil traguardo con un ritardo di 4″33
Domani il superG. Altra gara, altra storia, ma…
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