DH Aspen: Sejertsed ci spera fino all’ultimo, ma il tempo cambia tutto e la giuria dice stop
Ad Aspen si consuma forse una delle situazioni più imbarazzanti degli ultimi tempi. Sejersted si trova al comando ma poi le condizioni cambiano e tutti fanno segnare ritardi incredibili. Dopo numerosi stop sono gli stessi atleti a non voler prendere più il via. Non è una vera e propria protesta ma una decisione cui la giuria non può opporre alcuna resistenza, anche perché, per fortuna la nebbia si impossessa del tracciato.
Fino al nunero 24 era accaduto questo:
A 28 anni, e dopo 8 stagioni di Coppa del Mondo, Adrian Smiseth Sejersted è seduto nella postazione del leader e vede che il suo tempo resiste abbondantemente dopo le discese di Striedinger, Schieder, Ferstl, Cochran-Siegle, Hintermann. Poi arriva Vincent Kriechmayr, con un bel po’ di ritardo in alto che però più la pista diventa tecnica e meno diventa importante. L’austriaco affronta le poche curve in maniera sublime, ma non riesce a passare avanti per 26/100. Allora il pensiero di qualcosa di grandioso comincia a farsi sentire davvero. Vincent è l’unico oltre a Kilde ad aver vinto in discesa questa stagione (Mondiali a parte). Sognare la prima vittoria, che poi è anche il primo podio, ci sta.
Soprattutto se appare evidente come la visibilità sia peggiorata lungo la pista dove regna il buio. L’attesa sarà però lunghissima. Anche perché un addetto pista cade e si fa male. Gara interrotta per una decina di minuti. Bisogna attendere almeno fino alla discesa di Marco Odermatt, pettorale 15, ma al traguardo mancano ancora Crawford, Kilde, Paris, Casse…
Sejersted è davanti perché fa del dono della scorrevolezza un arma letale che sfodera nel lungo tratto iniziale dove bisogna soltanto mettersi giù e dimenticarsi degli spigoli. Gli riesce alla perfezione. Il dubbio logico è: con il pettorale 10 avrebbe realizzato lo stesso tempo? Meglio buttare via la domanda.
Parte Crawford ma la luce pian piano ritorna accettabile perché il vento fa andare e venire le nuvole con una certa variabilità. Il primo pericolo, James Crawford è scampato: +2″26. Hemetsberger si arrende quasi subito: un secondo e mezzo a metà pista.
È il turno di Dominik Paris. Macché anche Domme esce dal piano con 9 decimi! +2″41 anche per lui al traguardo. Il suo segno è eloquente: “Cos’è sta roba?” Nessun errore evidente o linea male interpretata. Ma c’è subito la prova della verità: Kilde è in pista. Il ritardo dopo il secondo settore è di 54/100, nel terzo sale +0,89, poi +1″13 e +1″63 al traguardo. Il norvegese in realtà un errorino a fine piano lo commette, ma questo distacco è al limite del comprensibile.
Vediamo se ce la fa Mattia Casse. Non male nel primo settore dove perde solo 28/100. Si spiana giù, belle linee, azione fluida come dev’essere, ovvero mai troppo aggressivi su questa neve. Peccato che il suo ritardo sia il più alto di tutti: +2″55. È il turno di Johan Clarey che in quanto a scorrevolezza ha pochi rivali. In effetti dopo i primi 26 secondi si accende la luce verde con un bel -0,06, ma in quello successivo anche lui cade nella… lentezza! Oltre due secondi!
Manca l’ultimo testimone di una vittoria sognata ma alla quale forse nemmeno lui poteva sperarci: Marco Odermatt. Se fallisce anche lui è praticamente fatta. Compaiono anche un po’ di fiocchi sottili. Per farla breve, qualcuno può immaginare un ritardo di 2″64 del fenomeno elvetico?
No, è chiaro, le condizioni sono cambiate e la gara è falsata dal meteo. Non c’è una vera bufera di vento, ma dev’esserci una brezza che soffia in senso contrario. Tuttavia, fino a quel momento, la considerazione può essere una sola: la vittoria del norvegese è vera perché questo sport è fatto anche di questi episodi. Altrimenti iniziamo il racconto di tutte le gare finora disputate con il “se” e divertiamoci a cambiare la storia della Coppa del mondo.
Sejersted ha vinto la prima discesa di Aspen davanti a Kriechmayr con 26/100 di vantaggio e lo statunitense Ryan Cochran Siegle ritorna sul podio dal dicembre 2020, quando fu primo in superG a Bormio e secondo sulla Saslong in discesa. Questo è quello che avrebbe sperato il norvegese, ma perché sia omologata la gara devono scendere almeno 30 atleti.
La gara diventa a dir poco ridicola quando il francese Rogentin, con una sciata pulita, si prende oltre i 4 secondi. Più o meno come Dressen (+3″84), Goldberg (+3″74). Gara interrotta ancora una volta. Si riprende col 23, il tedesco Dominik Schwaiger fa la sua bella gara e si prende oltre sei secondi. L’imbarazzo regna sul sito di gara, ma la gara non si può fermare perché la sicurezza c’è. Probabilmente mai nessuno prima d’ora aveva sperato l’arrivo di una vera bufera per costringere la giuria a piantarla lì prima della discesa del trentesimo atleta, condizione che renderebbe omologabile la gara.
Ne mancano sette, Christion Innerhofer per primo: ritardo elevato già nel primo tratto, poi si scompone e per non rischiare la pelle si tira sù e si ritira. Inner trova anche la nebbia e allora i rischi iniziano a esserci. Si forma un gruppetto di atleti in partenza. Forse stanno decidendo autonomamente di non scendere. Dalla radio si sente chiaramente: nessun atleta ha intenzione di uscire dal cancelletto. La giuria cancella la gara!
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