Alberto Schiavon, 42 anni di Madonna di Campiglio, è l'”architetto” della pista che dal 22 al 24 gennaio ospiterà due gare di snowboardcross a Chiesa Valmalenco: “E sarà un SBX spettacolare”.
Lo abbiamo raggiunto per farci spiegare lo stato dell’arte di quello che è il primo appuntamento di Coppa del Mondo per la disciplina che ci regala sempre tante soddisfazioni. Michela Moioli dice qualcosa? Per non parlare dello squadrone che abbiamo anche in campo maschile. E delle compagne di squadra della fuoriclasse bergamasca, Gallina, Brutto, e Belingheri.
Alberto Schiavon è il vice direttore di Coppa del Mondo SBX (il direttore è il tedesco Uwe Beier) e prepara e prganizza i percorsi di gara di tutto il mondo ormai da 7 anni. L’evento di Chiesa Valmalenco, ricordiamo, sostituisce quello certamente più suggestivo che avrebbe dovuto disputarsi nel centro storico di Bergamo Alta.
Due parole per capire chi è lo shaper del circuito di Coppa. Alberto è stato per anni il numero uno della specialità da quando è nata. 2 Olimpiadi, 4 Mondiali, 3 vittorie in Coppa del Mondo con 80 gare disputate (oltre a quelle della ISF) e una Medaglia Bronzo ai Winter Extreme Games.
L’anno dopo cade e si distrugge un piede (per la seconda volta, oltre alla spalla) al punto da mettere a rischio la normale deambulazione. Ma non si arrende e torna in pista fino al 2014 quando decide di concludere, dopo i Giochi di Sochi, l’attività agonistica.
Insomma, in gergo magari non elegantissima ma real, si dice, “uno con le palle!”. Anche perché nel frattempo si laurea in Economia e commercio in Bocconi e asseconda il lavoro di papà Domenico nella conduzione del gioiello di famiglia. L’hotel “Chalet del sogno“.
Appena appesa la tavola al chiodo però, la riprende in mano perché la Fis gli chiede di dedicarsi alla costruzione delle piste SBX.
Alberto Schiavon con la maglia Azzurra nel 2011 durante la consegna delle auto Audi
Tornando a Chiesa Valmalenco: “La pista di Chiesa ricorda in pieno quella che doveva esserci a Bergamo. La partenza soprattutto ricalca l’idea di quella che doveva esserci nel parco della Fara. La pista qui si prestava benissimo. Dopo i primi 140 metri se ne aggiungono altri 550 metri di una percorso normale. Diciamo che è un tracciato un po’ più corto della consuetudine.
Normalmente una pista di Coppa del mondo viaggia tra gli 800 e i 1.200 metri. Per uno sprint event non ci sono regole fisse, diciamo circa 200, 250 metri. La regola poi dice che occorrono almeno 100 metri, dallo start, prima del primo cambio di direzione.
Questo per un discorso di sicurezza. Se ci fosse una curva dopo 30 metri gli atleti sarebbero troppo vicini.
A Chiesa con 140 metri abbiamo risolto la questione: ricordare l’idea di Bergamo e curarci dell’aspetto sicurezza oltre modo. Anche se più corta del normale sarà una gara molto bella proprio grazie alla partenza che presumo sia molto intensa.
Nelle qualifiche il primo tratto (5° gradi di media di pendenza) metterà in risalto le differenze tra gli atleti. Sarà evidente constatare chi ha più gamba insomma. Nelle finali il gap si ridurrà sicuramente e allora sarà un grande show“.
Le due gare saranno identiche, ovvero singole. In genere una delle due gare è a squadre (team Event). Come taglia il traguardo l’uomo, viene dato il via alla donna, come capita nell’alpino. A Chiesa questa tipologia non ci sarà.
Con le cancellazioni che ci sono state la Fis ha deciso così, anche perché nel misto i punti vanno alla nazione (Italia prima l’anno scorso) e non all’atleta.
L’unica differenza è che per il primo evento le qualifiche si effettueranno al venerdì e la gara al sabato. Per il secondo, qualifiche e gare si svolgeranno entrambe nella stessa giornata di domenica.
Ricorda Alberto: “Il primo Team Event lo vinsi io ai Mondiali con Luca Matteotti negli Stati Uniti, a Telluride nel 2010“.
In dieci anni c’è stata una grande evoluzione della disciplina?
Direi proprio di sì. Prima cosa si è arrivati a disegnare piste col massimo della sicurezza. Gli incidenti oggi sono proprio ridotti ai minimi termini nonostante non è che in gara si passeggi. L’azione è spettacolare tanto è vero che è la terza disciplina Fis più vista, dati alla mano, vedi Olimpiadi. Di contro realizzare una pista di Coppa è come preparare una discesa libera. Quindi dal punto di vista organizzativo è molto complessa. Stiamo poi parlando di una disciplina ancora molto giovane o se vuoi senza storia. Vai a Kitzbühel, gli organizzatori, quasi sempre gli stessi da anni, sanno bene come preparare la Streif. Nel nostro circuito non è così
Quanto tempo ci vuole a preparare una pista di SBX?
Dipende dal pendio e dal terreno che trovi. Diciamo una decina di giorni. Normalmente arriviamo in loco alla domenica e il martedì dell’altra settimana abbiamo il test. Quando troviamo gli stessi uomini degli anni precedenti le operazioni diventano più semplici. Quest’anno dovevamo andare in Repubblica ceca e sui Pirenei ma sarebbe stata la prima volta. Capisci che c’è differenza rispetto, che so, preparare, senza andare troppo lontani, un Canalone Miramonti dopo 45 anni di 3Tre? Insomma, è come pensare a una pista 30 anni fa.
È un bel lavoro?
Per me sì, hai delle belle soddisfazioni. Giri il mondo, vedi un sacco di realtà, conosci tanta gente. Poi però è un’attività che richiede grosse responsabilità, anche dal punto di vista psicologico. Proprio per quello che dicevo prima. Fin quando gli atleti non la provano non sai se funziona bene.
E poi te la devi vedere con gli atleti…
Eh certo che te la devi vedere con loro. Sai cosa, quando sei atleta, vedi le cose in modo diverso. Ed io ora è come se non lo fossi mai stato pur avendo più di 100 gare sulle spalle. Ci sono alcune responsabilità che devi assumerti e che gli atleti spesso non capiscono o non vedono.
Dipenderà poi dalla squadra che la località ti mette a disposizione…
Certamente. Magari mi danno anche più di 40 volontari che però non fanno questo di mestiere. Oppure ti capitano 40 maestri di sci. Capisci che le cose cambiano. Non solo questo, bisogna anche vedere le condizioni meteo che incontri nella fase di allestimento. Lavorare col sole o con la nebbia crea dinamiche e difficoltà diverse. Quelli dello sci alpino quando è capitato di vederci all’opera, si sono meravigliati. E sicuramente complimentati perché nemmeno loro immaginavano ci fosse dietro un lavoro così complesso.
A Chiesa hai una bella squadra?
Ottima direi. Ci sono uomini messi a disposizione dalla società, più i shaper abituati a lavorare nello snow park, circa una ventina. Un’ottima situazione. Tra l’altro hanno fatto un ottimo lavoro anche prima che arrivassimo noi. È bastato dargli qualche indicazione e hanno inteso subito quello che volevo. Poi sono tutti entusiasti e contenti. Dall’omino che guida la funivia a quello che monta le reti. Uno spirito che non trovi sempre e ovunque, ma credimi, avere questo atteggiamento conta moltissimo sulla buona riuscita del lavoro. Sarà anche perché finalmente possono fare qualcosa e rendersi utili, dopo mesi di totale inattività. La loro ospitalità, il loro sorriso sempre disponibile sarà graditissimo agli atleti. E credimi che anche se parliamo di ragazzi, queste rimangono bene impresse nei ricordi.
Insomma, prevedi belle gare…
Bellissime al cento per cento! Alberto Schiavon l'”architetto” della Alberto Schiavon l'”architetto” della Alberto Schiavon l'”architetto” della