Firenze 2 febbraio
Si parte. Finalmente, dopo mesi e mesi di mail e di preparativi, si parte davvero. È una specie di caccia al tesoro, con luoghi di partenza e orari diversi ma con la medesima destinazione: Aspen. Stamani è arrivata la prima foto del gruppo partito sabato, sono in 4 e hanno voluto sfruttare anche il fine settimana per avere 2 giorni in più a disposizione. Io, con la maggior parte della compagnia, parto invece di lunedì. La settimana scorsa sono passato in aeroporto per regolare il pagamento dell’extra bagaglio per gli sci, nessuna sorpresa, 100 euro come previsto, da questo lato Lufthansa è precisa, cosa volete, son tedeschi. Mi rendo conto, invece, che il mio volo non parte alle 9,50 come pensavo, ma alle 7,15 poco male, tanto la mattina non dormo mai. E quindi ci siamo, arrivo in aeroporto alle 5,50, check-in perfetto, sci e scarponi caricati, un solo piccolo problema: il volo da Francoforte a Chicago è cancellato. Ma anche qui l’efficienza teutonica si dimostra esemplare: in 5 minuti veniamo dirottati su un altro volo con lo stesso itinerario e solo qualche minuto di differenza! Appena decollati da Firenze, dal finestrino lo spettacolo è gradevole: i miei Appennini… il Cimone, il Gomito e sullo sfondo le Apuane, tutti illuminati dal rosa arancio del sole nascente che colora il bianco della neve. Si va avanti e attraversando le Alpi riconosco la Val di Non, Andalo e Campiglio, giornata spettacolare, non c’è una nuvola, e un po’ invidio quelli che sono a sciare. Poi mi fermo e penso che nel giro di 24 ore da invidiare ci sarà ben poco. Comunque, una volta arrivato a Francoforte, avrei dovuto riunirmi con il resto del gruppo che partiva dalle rispettive città di residenza. Invece, a dispetto di quanto appena detto sui tedeschi, un mezzo disastro, certo non per colpa germanica, ma a causa della tempesta di neve che imperversava su Chicago (causa della cancellazione di cui sopra ) e quindi anzichè viaggiare tutti assieme, siamo stati tutti distribuiti su voli diversi, e quindi alcuni arriveranno ad Aspen via Chicago come da programma, altri via Denver e altri ancora da Los Angeles. Ma si sa, l’importante è la meta, non il viaggio. E di questo parleremo domani.
Aspen 3 febbraio
Tutto ok, arrivati, belli cotti, ma arrivati. Io sono tra i più fortunati, in quanto arrivato in orario e con tutti i bagagli al seguito, a differenza di chi, come Gianfredo Puca, è arrivato il giorno successivo o di chi ha dovuto aspettare i bagagli 2 giorni. Quindi, prendiamo la macchina a noleggio e via verso l’hotel che dista quasi 2 miglia dall’aeroporto. C’è voluto più tempo a caricare la macchina che ad arrivare in hotel. Agli americani la logistica non si insegna di certo, anche perchè una volta arrivati ci siamo trovati l’ufficio gare in hotel. Due fanciulle ultra settantenni efficientissime ci hanno consegnato pettorali, voucher per gli skipass, gadget della manifestazione e indicazioni su orari e piste delle gare che sarebbero cominciate 2 giorni dopo.
Intanto però, per non far passare il tempo invano, erano in pieno svolgimento i campionati americani di discesa libera. Master !!! Perchè gli americani, che sono un popolo senza paura, fanno tutte e quattro le discipline, e hanno addirittura una serie di gare di discesa e superg. Quindi, manco a dirlo, andiamo a vederli, devo dire non senza una certa supponenza, anche se Mauro Lapucci che era arrivato prima apposta per partecipare, durante la colazione, mi dice che è una gara vera e non una specie di circo equestre per vecchietti. Quindi esco dall’hotel sci in spalla e dopo ben 30 metri mi ritrovo già sull’impianto che ci porta direttamente sulla pista di gara. Dicevamo della logistica, incredibile. Una volta in cima, la mia supponenza si trasforma in sincera ammirazione: altro che se è una gara vera. Una gara vera e difficile. Gobbe, dossi, curvoni, triple e via col liscio. La pista è la «Tiehack», che sarà teatro anche della gare di Coppa del Mondo dei giorni successivi. La prima parte è in piano, tutta di scorrimento, poi un dosso cieco ci mette nella «waterfall», la cascata, che credo renda l’idea della pendenza. Dopodichè si trova la doppia curva del «Flush Bowl», ovvero lo sciacquone, altro nome abbastanza onomatopeico. Direi proprio che questa pista una bella bega, e se da una parte mi venivano un po’ di pensieri per il superg di giovedì, dall’altra ero decisamente invidioso perchè sarebbe stato decisamente bello poterla affrontare anche io. Si susseguono le discese di prova e tra la prima e la seconda vado a dare qualche consiglio a Mauro, che, motivato a dovere, stacca un secondo tempo di ottimo auspicio per la gara del giorno dopo. Il tempo è assolutamente meraviglioso con un sole fantastico che, se possibile, rende l’aria ancora più secca e la neve di conseguenza assolutamente anidra. Perdo il conto di quante discese faccio per la semplice ragione che da quanto mi diverto, non riesco a smettere. Il calar del sole rende meno traumatico il rientro in albergo e dopo un riposino, andiamo tutti assieme a cena al «Woody Creek Tavern», molto distante dall’immagine che si potrebbe avere di Aspen, con i suoi negozi alla moda e i locali fashion, perchè è un «posto» riservato ai soli locals, dove non incontrerete certo Ralph Lauren, ma i cowboys, o magari, visto il contesto, i gattisti, che vi possono dare un po’ di indicazioni su quale «mountain» scegliere il giorno successivo.
Aspen 4 febbraio
è il gran giorno di Mauro che affronterà la gara di discesa, mentre altri andranno a Snowmass ed io invece mi avventuro con Licia Arsuffi alla volta di Vail, per vedere il superg maschile dei campionati del mondo. Quelli veri. Quindi abbandono Mauro non senza rimorso, anche perchè, a differenza del giorno precedente, il tempo non è per niente bello e quindi un allenatore-motivatore avrebbe potuto far comodo. Però quando mi ricapita di vedere un campionato del mondo? Mauro capisce e noi partiamo. Ci fermiamo a far colazione con calma in un classico diner americano e proseguiamo per Vail, ma appena prima di arrivare a Beaver Creek, Licia riceve una telefonata da Manuela della Fisi che gli comunica che la gara è annullata. Visto che oramai siamo lì, ci facciamo un giretto del centro di Vail (molto più artificiale di Aspen!) e dopo aver acquistato un po’ di gadget facciamo macchina-indietro, verso casa. Giornata persa? Macchè, mentre torniamo indietro mi viene in mente che a Glenwood Springs ci sono le terme e quindi magari uno stop ci potrebbe anche stare. Detto fatto ci infiliamo in una grotta termale che dopo un quarto d’ora ci costringe a uscire da quanto è calda e rilassante. Talmente rilassante che, una volta in albergo non abbiamo nessuna voglia di uscire e rimaniamo a cena direttamente lì. Anche perchè domani ci sono le gare. A proposito di gare, nel frattempo la discesa ad Aspen l’hanno fatta e Mauro ha portato a casa un ottimo terzo posto. Grande!
Aspen 5 febbraio
Ci svegliamo sul presto, anche a causa del fuso, e guardando fuori ci rendiamo subito conto che è una giornata meravigliosa, perfetta per il superg che ci aspetta. Quindi, di corsa a fare colazione e poi subito in camera a cambiarsi. E qui arriva la prima scoperta: visto che sono in camera al piano terra, posso uscire anche dal retro, e, con ben 50 metri di camminata, arrivare direttamente alla seggiovia, un sogno.
Una volta in cima però, la realtà torna alla svelta, perchè facendo ricognizione ci accorgiamo subito che il superg è si un po’ più corto della discesa, ma non certo meno complicato e quindi sarà bene imparare la pista a memoria onde evitare di finire giù dalla cascata o dentro lo sciacquone. L’adrenalina aiuta, e scendendo in gara sembra quasi che sia più facile di quello che avevo pensato in ricognizione. Arrivato in fondo avverto addirittura la sensazione che avrei potuto andare ancora più forte, ma arrivato a controllare il tempo sul tabellone mi accorgo di essere primo con tutti gli americani che mi fanno i complimenti. Sono contento, anche se dopo un po’ arriva un norvegese che mi fischia un bel secondo e si porta via il primo posto. Devo dire che, visto l’ordine di partenza, la sera prima avrei firmato per un podio, ma ora col profumo della vittoria sotto il naso, un po’ mi girano. Dicono sia la legge dello sport, ma insomma, già che c’ero ero più contento se avessi vinto! La sera, premiazione con ricco buffet e poi cena divisi in gruppi. Io resto «solo» perchè inizio la mia serie di serate con i responsabili del gemellaggio Abetone-Aspen. Stasera è la più importante con Don e Jill Sheleey, presidente e segretaria del comitato.
Aspen 6 febbraio
Fuso orario assimilato, sveglia in tempi più corretti, corsa verso la colazione e via per lo slalom gigante, che, sempre per ottimizzare i tempi, si fa in 2 manche. Intanto mogli, amici e aggregati, si godono Aspen, andando a sciare a Highland, o (tentando, visti i prezzi) di fare shopping in città. Il gigante è bello, del resto la pista è quella, mossa, ripida, larga e con una neve perfetta. Quindi le due manche scorrono lisce e io che mi porto a casa un altro secondo posto, sempre dietro al norvegese volante. Indaghiamo e scopriamo che da ragazzo se la batteva con Kijus e Amoodt, e solo problemi alla schiena lo aveva costretto a fermarsi. Ma che sapesse sciare lo si era visto eccome! Perchè una volta capito come andava, mi sono fermato per aspettarlo e seguirlo. Beh, diciamo che prenderle da uno così ci sta alla grande. Scia talmente bene che è un piacere guardarlo. Nel frattempo anche gli altri italiani si difendono bene, con Claudio Sacchiero che vince la sua categoria, come Ester De Marchi e Maria Luisa Curioni. Mauro Lapucci porta a casa un buon secondo posto e nel frattempo, i non agonisti tornano dai giri turistici tessendo lodi, chi di Snowmass, chi di Highlands, chi di Ajax, con un minimo comun denominatore, piste perfette, larghissime e vuote. Stasera cena con il sindaco, un ragazzo sportivo, innamorato della montagna con il quale abbiamo condiviso sciate e giri in mountain bike. Cena messicana e progetti per il futuro con un viaggio previsto all’Abetone in occasione del giro d’Italia nel maggio prossimo.
Aspen 7 febbraio
Secondo gigante, altra giornata spettacolare, sembra quasi un paradigma, iniziamo a pensare che ad Aspen il tempo sia solo così, sole a 360 gradi e neve stupenda che nonostante la temperatura sfiori i 10° centigradi, si mantiene bellissima grazie all’umidità pari quasi a zero. Più o meno i risultati sono gli stessi per tutti, solo Claudio batte una spalla e deve saltare la seconda manche. Gli altri si mantengono sulle stesse posizioni, io invece ne perdo una perchè nella prima manche sono stato un po’ troppo prudente. Ma, sinceramente, arrivati a questo punto i risultati passano in secondo ordine talmente tanto è il piacere di godersi le sciate con le orecchie che fregano terra, con la neve che tiene all’inverosimile. Salendo con la seggiovia, vediamo scendere alcuni ragazzi con lo snowboard autori di pieghe incredibili, con le anche che fregano la neve ad ogni curva. Hanno scarponi rigidi, razza in via di estinzione da noi, ma evidentemente ancora ben presente qui, vista la possibilità di sfruttare una neve così particolare. Comunque, è un piacere anche smettere di sciare, con il ritorno sci ai piedi direttamente in camera, cambio veloce e premiazione nella hall dell’albergo con apres-ski annesso. E poi, visto che per molti è l’ultima sera, organizziamo una cena da Tiziano all’hostaria, ristorante italiano che fino a pochi anni fa si chiamava Abetone. Ci raggiungono Griff Smith responsabile degli ski patrol, Tom Winter, responsabile della testata online Indipendent skier Magazine e Pat Callahan allenatore dell’Aspen Valley Ski Club che oramai da alcuni anni accompagna i suoi ragazzi al trofeo Pinocchio.
Aspen 8 febbraio
Oggi slalom, e… ma guarda un po’, tempo bello, poi sciettini, protezioni, caschetto e fuori nella prima manche. Questo è lo slalom. Una piccola nota di colore, secondo loro c’era poca neve, quindi partenza abbassata di 3 porte per paura che venisse fuori l’erba. Qui è un posto di lusso, i sassi non ci sono, noi in una condizione così non ci saremmo posti nemmeno il problema, anche perchè le condizioni erano sinceramente più che perfette, ma il livello organizzativo degli americani è sinceramente molto alto, pari se non superiore a quello delle migliori stazioni italiane. Gli altri componenti della squadra si sono fatti comunque onore con Ester e Maria Luisa ancora prime, Valeri Locatelli secondo e Daniele Bozzalla e Mauro Lapucci terzi nelle rispettive categorie. Purtroppo con oggi iniziano le prime partenze con alcuni che, per poter prendere l’aereo, avevano la macchina già carica proprio in fondo alla pista di gara. Io invece mi sono ritrovato con il sindaco Steve Skadron, presente al traguardo per farmi il tifo. COnsiderando la mia velocissima uscita di scena, abbiamo sciato tutta la mattina per poi andare a pranzo in paese, in fondo alla cabinovia di Aspen mountain, in un bistrot italiano appena aperto da un ragazzo toscano, Andrea Marchetti. Sfruttando l’eco delle mitiche vittorie del campione abetonese, oltre che il gemellaggio in atto con la nostra bella stazione, ha pensato di chiamarlo proprio «Zeno in Aspen»! Se mai qualcuno avesse voglia di aprire un qualcosa del genere, una scappata a vederlo è d’obbligo, realizzazione ineccepibile, frequentazione eccezionale.
E qui chiudiamo in bellezza, sentendoci veramente a casa, visto che tutti ci salutano e si fermano a chiacchierare con noi, il gruppone degli italiani. Vuoi per il gemellaggio, vuoi per la dimensione, vuoi per la simpatia, abbiamo fatto breccia nel cuore degli abitanti di questo villaggio tra le montagne del Colorado, dove c’è la più alta concentrazione di miliardari (in dollari!!!) di tutti gli Stati Uniti.
Aspen 9 febbraio
Oggi siamo tutti di ritorno, chi direttamente da Aspen, chi da Denver e quindi ci salutiamo con abbracci e qualche lacrimuccia, perchè andar via da qui è davvero dura. Lo è ancora di più per la povera Ester, che a causa di un’incomprensione con il personale di terra della United viene lasciata a terra e costretta a partire il giorno successivo, tutti gli altri partono senza grossi problemi, escluso io, che perdo le chiavi della macchina a noleggio un’ora prima di partire e quindi arrivo in aeroporto all’ultimo momento, piuttosto trafelato. Ma cosa volete, come dice il vecchio proverbio, chi non ha testa, ha gambe.
Alla prossima ragazzi, perchè di sicuro ci sarà.
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