Hofer in Alto Adige è un cognome comune ma è anche il cognome di un eroe a cui sono intitolate dovunque vie e piazze. Andreas Hofer (1767/1810) è stato il patriota della lotta per l’indipendenza del Tirolo dalla Baviera, morto fucilato senza aver mai rinnegato la causa per cui ha combattuto tutta la vita. Aaron Hofer, un paio di secoli dopo, per fortuna vuole solo combattere la sua personale battaglia sportiva per emergere nello sci, la prima (o la seconda?) passione della sua vita. Se gli chiedete infatti: meglio lo sci o la caccia? Dovete aspettare un momento: ci deve pensare. Si rigira qualcosa in mano mentre gli occhi scuri gli brillano in cima al suo fisicone alto ben sopra l’uno e ottanta. Poi, quasi stupito di se stesso, riesce a trovare un calcio d’angolo: «Non so… in estate meglio caccia, in inverno sci». Ma viene qualche forte dubbio quando scavi un po’ tra gli spigoli del suo basic italian e lui ti racconta, come se parlasse di una fiaba e di un grande eroe (a proposito di Hofer…), che suo nonno Josef, morto qualche anno fa, aveva un vecchio Beretta a due canne parallele e che la caccia al gallo cedrone è difficile, molto difficile. La caccia dev’essere veramente qualcosa di speciale per il vincitore della discesa ai Campionati Italiani Juniores dello scorso anno, dove ha completato il bottino da autentico velocista con il secondo posto in superG. Forse nemmeno lui pensava di centrare un bersaglio tanto importante e di conquistare così a pieni voti la Nazionale. Nato il 5 dicembre 1992, Aaron ha imparato a sciare sulle nevi del Monte Cavallo sopra Vipiteno ma a casa c’era nonno Josef che lucidava il suo Beretta e gli raccontava degli appostamenti ai cervi e ai caprioli e ai galli cedroni, che bisogna cogliere all’alba e avvicinarsi quando diffonde il suo canto. Papà Alois, 45 anni, gran cacciatore a sua volta, e mamma Dorotea, impiegata, l’hanno visto crescere con queste due passioni in equilibrio, una più forte dell’altra a seconda delle stagioni. Laura, la sorella minore di 18 anni, non vive le stesse incertezze, «Lei – dice Aaron – fa equitazione», tutta un’altra roba. Come la 125 Honda da cross che ha in garage e con cui ogni tanto si diverte, ma è tutta un’altra roba, niente a che vedere con la caccia e con lo sci. Sulla neve papà Alois l’ha messo a tre anni. «All’inizio non mi piaceva granché, mi annoiavo. Mi piaceva molto di più sparare…». Ma siccome il talento e il fisico c’erano, Aaron bene o male è andato avanti, prima con Robert Schifferle poi, dopo l’età Allievi, con il «guru» Karl Leiter nel Rengemeinschaft Wipptal. Aaron aveva già messo in carniere una vittoria al Topolino nazionale e un secondo posto all’Internazionale. Ma non è come tornare con una preda di quelle che dice lui. Quella arriva nel 2009 ai Campionati Italiani Aspiranti di Pila: in quella edizione dominata dalle Alpi Centrali di Andrea Ravelli e Stefano Baruffaldi, Aaron salva l’onore altoatesino con la vittoria nello slalom e il terzo posto in discesa. Quella vittoria importante, la prima, ha probabilmente aiutato lo sci a convincerlo un po’ di più. Per la scuola lasciamo perdere: a casa dovevano usare il fucile da caccia per spingerlo a Malles e chi lo intervista sull’argomento non deve aspettare più di un secondo per sentirsi rispondere un «Bahh» che è tutto un programma. Meglio, molto meglio pensare ad altro. Ad esempio al «Gulasch di cervo». Quando lo dice, Aaron mette il pugnetto davanti alle labbra, spara una specie di «Smack» e i suoi occhi scuri gli brillano.
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