Ci sono sport, discipline, istanti che hanno un sapore completamente diverso da tutti gli altri. Ci sono tradizioni, che poi diventano storie, e generano intere community, che sono uniche, irripetibili, e la loro potenza narrativa la capisci fin dalle prime righe del racconto.
La percepisci, la straordinarietà di un’idea, specie quando rema contro-corrente, quando si distacca dallo status quo, e nell’incedere del tempo, invece che assottigliarsi, quasi si radica, costruendo per sé e per i suoi affezionati un angolo speciale, che diventa, contemporaneamente, sia luogo da proteggere, che spazio di apertura verso il Mondo.
Il telemark nasce per ribellione, si definisce per antitesi, strappa i manuali e re-inventa la storia, sfidando le logiche della fisica e dell’etichetta, allo scopo di riconnettere l’uomo e la neve attraverso l’estetica, il gioco, il divertimento. c slogan fortunato e di immediata risonanza, che spiega meglio di qualsiasi altra cosa la natura profonda di questa tecnica, inventata nel 1970, da un falegname norvegese, Sondre Norheim, e poi riscoperta un centinaio di anni più tardi, dagli hippy di Creste Butte, nel Colorado, nel pieno della loro rivoluzione dei costumi.
Il telemark è una fuga dai lacci della normalità, una riscoperta del bambino che è in te, e che ancora muore dalla voglia di giocare, di sfidare se stesso e gli altri. Una disciplina che poi, dai sogni di cambiamento degli anni’70, si è evoluta, pur restando fedele alle proprie origini, diventando un grande fenomeno globale.
E non è affatto un caso, allora, che sia stata proprio Livigno, in Italia, una località
che è da sempre il punto di riferimento per tutte le espressioni più geniali del vivere la neve, ad averla abbracciata per prima e con più forza, trasformandola in un elemento imprescindibile della sua identità collettiva, esattamente come fatto con il freestyle e con lo snowboard.
È così che, più di trentanni fa, di ritorno da un viaggio in Norvegia, un gruppo di amici ha messo in valigia anche questa disciplina “strana”, per portarla nel Piccolo Tibet, contribuendo alla nascita di una tradizione nuova, fresca, ma destinata a durare per decenni.
Prima il Telemark Club, poi la Skieda, il più frequentato festival internazionale del Pianeta dedicato a questo sport,
e ora con la tappa di Coppa del Mondo, organizzata proprio a Livigno, a marzo:
un segno della crescita globale di questo sport, ma anche il giusto riconoscimento per chi lo conosce davvero, lo pratica con costanza, ed è sempre felice di insegnarlo, promuoverlo e raccontarlo.
Appuntamento, quindi, per Giovedì 14 e venerdì 15 marzo, in zona SITAS ski area, quando prenderanno il via quattro diverse gare, due maschili e due femminili, valide per la Coppa del Mondo di specialità, con la sprint, più veloce e adrenalinica, ad aprire la due giorni, e il formato classico, più lungo e tecnico, a chiudere il programma.
Una grande festa, che si realizzerà anche nella presenza al via del giovane atleta di casa, Giacomo Bormolini, classe 2003, due volte a podio, l’anno scorso, ai Mondiali Junior di Kravavec e atteso protagonista in marzo.
E nell’arrivo della gara in centro paese, una gradita novità per tutti gli sciatori del circuito, ansiosi di ricevere l’abbraccio di una comunità che ha sempre sentito il telemark come un pezzo della propria storia, del proprio presente e del proprio futuro.
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