La storia di uno sci antico incontrato per caso. Ferragosto a Bardonecchia, la Via Medail è affollata, tutte le bancarelle sono centri di ritrovo. La più aggredita, davanti al negozione della Mariuccia, è quella dei formaggi di Avigliana. Ma la più sorprendente è quella che vende gli elmetti e gli zaini della guerra del 15-18.
Tra questi cimeli svetta anche un vecchio paio di sci che passa quasi inosservato e che invece è di una rarità unica. Sono gli sci dei Fratelli Vianzone, una fabbrica torinese che produceva assi di tutte le misure.
Ma si sa che le falegnamerie sono state le mammette dei primi sci tanto in Norvegia che in Svizzera. In Italia è stata la stessa cosa, a partire dalla Fratelli Persenico (1906).
Era l’epoca in cui gli sciatori erano ancora gli skiatori e gli sci si chiamavano ski: tutta questa storia è contenuta nei racconti dello Ski Club Ponte Nossa (1901), dello Ski Club Torino e degli Alpini.
Gli sci norvegesi, nati prima della Norvegia, erano i più diffusi, inseguiti dalla Jakober di Glarus. In Italia erano sorte tante minuscole produzioni e tra queste ecco la Fabbrica Vianzone.
Il “naso” in punta dell’esemplare ultracentenario fotografato a Bardonecchia è il marchio di quegli anni lontani. Miniatura del “nasone” che ha caratterizzato gli ski usciti dal passato remoto della Storia Madre.
di Massimo Di Marco